Adriano Pappalardo, il primo incontro con Lucio Battisti a Milano

Adriano Pappalardo ricorda l’amico e collega Lucio Battisti nello speciale “Lucio per amico – Ricordando Battisti” trasmesso in prima serata su Rai1. A 25 anni dalla morte di uno dei più grandi geni della musica italiana, un gruppo di amici e colleghi ricorda l’uomo e l’artista Battisti. Tra questi c’è anche Pappalardo che fu scoperto proprio da Battisti. Dalla pagine del Corriere della Sera, il cantante ha ricordato quel giorno che gli ha cambiato la vita. Pappalardo si trovava in Galleria del Corso a Milano dove cantava Yesterday quando un uomo ha aperto la porta: “a metà brano la porta si spalanca e sbuca un capoccione di ricci con il foulard alla gola. Battisti. Quasi mi viene una paralisi. Mi guarda. “E questo chi è?”. “Un mio artista, lo porto alla Durium”, risponde Claudio Fabi. Lucio caccia un urlo per chiamare Mogol: “Giulio! Giulioooo! Viè qua”. E a me: “Come te chiami? Pappachè? Pappachì? A’ Clà, e tu me lo vuoi fregare? No, sto Pappafico me lo piglio io””.



Inizia così il racconto di Pappalardo nel ricordare il grande amico Lucio Battisti. Sono tanti, tantissimi i ricordi del canone: “in sala di incisione cantavo a occhi chiusi, concentrato. A un tratto sentii una voce in tre tonalità più alte. Mi voltai, era Lucio. Poi però voleva cancellarla. “Non solo ti regalo il pezzo ma pure il coretto? Ma vaff… va”. Alla fina la lasciò. E si piazzò seconda in una hit parade piena di brani di Battisti, dietro a I giardini di marzo”.



Adriano Pappalardo e Lucio Battisti: una grande amicizia

Non solo colleghi, ma anche grandi amici. Proprio così Adriano Pappalardo è stato legato da una profonda amicizia a Lucio Battisti. “Andavamo a fare surf a Bracciano, lui era bravo, ma restava sempre vicino alla riva. Un giorno gli proposi di arrivare ad Anguillara. “Sei matto?”. Aveva paura che cadessi e affogassi. Ce l’abbiamo fatta. E non l’ho mai visto così felice” – ha raccontato il cantante di “Ricominciamo”.

Non solo, sempre Pappalardo ricordando l’amico e collega ha rivelato: “Lucio era piazzatello, aveva le gambe grosse, io già correvo la 10 km. “Puoi farlo anche tu, ti alleno io”. “No che mi viene l’infarto”. Si convinse. Dopo due mesi si presentò con una ruota contametri. Ai 5 km mi abbracciò”.