Il nome di Adriano Sofri è legato ad una pagina particolarmente dura della storia italiana. Per anni associato all’organizzazione chiamata Lotta Continua, protagonista dell’omonima docuserie pubblicata a partire dal 4 dicembre su RaiPlay e che sarà trasmessa questa sera su Rai 3 sotto forma di film. Diretto da Tony Saccucci, il documentario muove proprio dal voler parlare di quel singolare incontro tra il movimento studentesco e gli operai della FIAT che diede vita al movimento di cui Adriano Sofri divenne fin da subito il leader. Furono anni difficili quelli che attraversarono la vita del movimento Lotta Continua, che si concluse solo in seguito all’arresto degli esponenti, incolpati dell’omicidio del commissario di polizia Luigi Calabresi.
Chi era Adriano Sofri e cosa c’entrava con Lotta Continua
Ciò che è accaduto ad Adriano Sofri nel corso della storia è stato più volte letto come un tipico esempio di ingiustizia in un Tribunale. Il nome del leader di Lotta Continua divenne famoso proprio in seguito alla nascita del movimento, ma solo in occasione dell’attentato in Piazza Fontana, a Milano, il 12 dicembre 1969 venne associato alle pagine di cronaca nera. Per la strage di Piazza Fontana fu data la colpa all’anarchico Giuseppe Pinelli, noto nel milanese.
Ad appena tre giorni dal suo arresto, Pinelli morì (secondo la versione ufficiale mai condivisa da Adriano Sofri e da Lotta Continua) suicida nel cortile della questura. Gli occhi degli anarchici si puntarono sul commissario Calabresi, che decise di querelare Lotta Continua per la propaganda che stava muovendo contro di lui. Nel 1971 si tenne il processo tra Calabresi e gli esponenti di Lotta Continua, tra cui lo stesso Adriano Sofri. Caso concluso con nulla di fatto, per via di un conflitto di interessi da parte del giudice e che fu reso inutile dall’omicidio del commissario Calabresi avvenuto nel maggio del ’72. Il processo riprese nel ’75 e ritenne Lotta Continua colpevole di diffamazione.
L’arresto di Adriano Sofri e la libertà
Tuttavia, prima che il popolo italiano potesse avere una spiegazione per l’omicidio di Calabresi bisognerà attendere il 1988, quando un pentito di Lotta Continua fece alcuni nomi, tra cui quello di Adriano Sofri. Il pentito, Salvatore Marino, accusò Sofri e Pietrostefani di essere i mandati dell’omicidio, mentre secondo la sua versione l’esecutore era Bompressi, dichiarandosi anch’egli colpevole. Da quella prima accusa seguirono una serie di processi e dibattiti, che videro sempre Lotta Continua perdere davanti ai giudici.
Un fatto, questo, singolare, perché Adriano Sofri e Lotta Continua furono anche scagionati dalla Corte di Cassazione, nella sua massima espressione delle Sezioni Riunite. Comunque fosse, Sofir, Pietrostefano e Bompressi si consegnarono spontaneamente al carcere di Pisa, dove avrebbero scontato la pena di 22 anni di detenzione. Tra chi crede ancora alla sua colpevolezza e chi, invece, è convinto che sia un innocente schiacciato dal sistema e costretto al carcere, Adriano Sofri nel 2005 a causa di una malattia ottenne i domiciliari, e il 16 gennaio 2012 ha concluso definitivamente la sua pena detentiva.