Prima moglie e primo grande amore di Luciano Pavarotti, Adua Veroni ha trascorso ben 40 anni al fianco del grande tenore nostrano. Dalla loro unione nacquero tre figlie – Lorenza, Cristina e Giuliana – e sono sempre rimasti in buoni rapporti, come dimostrato dalla vicinanza della Veroni negli ultimi giorni di vita del grande artista. «Vivere con un mito, vuol dire semplicemente annullare sè stessi», ha raccontato in una lunga intervista rilasciata ai microfoni de Il Giornale, spiegando poco dopo: «A mio avviso è sano condividere e ponderare le scelte e farsi consigliare da persone fidate e del mestiere. Mai intromettersi, per esempio, nelle questioni che riguardano il rapporto tra l’artista e la direzione artistica di un teatro. È poi importante essere sinceri, e critici. Calato il sipario, tutti lodano l’artista anche quando le cose non sono andate poi così bene. Invece la verità va detta».



ADUA VERONI: “PAVAROTTI ACCETTAVA LE CRITICHE”

Luciano Pavarotti accettava le critiche, ha spiegato Adua Veroni, sottolineando che il tenore dei tenori ascoltava le sue osservazioni ed anche quelle delle figlie. Lei si è sempre messa al suo servizio, come ricordato ai microfoni di Piera Anna Franini: «Eh, sì. Questi sono i casi in cui devi fare il tuo ma anche quello che toccherebbe all’altra parte della coppia. Se vivi con una leggenda devi fare da contrappeso, risolvere i problemi che potrebbero compromettere la serenità dell’artista. Così come certe comunicazioni vanno fatte nel momento giusto. Ricordo, per esempio, che quando nostra figlia Lorenza fu operata di appendicite, lo avvisai quando tutto si stava risolvendo». L’artista, a suo avviso, doveva vivere sotto una campana di vetro e per questo lei si è sempre occupata delle cose pratiche, così che Pavarotti potesse occuparsi serenamente del suo lavoro.



ADUA VERONI: “MALATTIA? PROVAVO UNA GRAN PENA”

Nonostante la rottura e l’amore tra Luciano Pavarotti e Nicoletta Mantovani, Adua Veroni si è avvicinata al tenore nei suoi ultimi momenti di vita: «Se la riconciliazione mi fece sentire più sollevata? Sollevata non direi proprio. Non stava per niente bene sia fisicamente che psicologicamente. È andata così. Diciamo che provavo una gran pena». Recentemente è uscito il docufilm di Ron Howard sulla leggenda del bel canto nostrano, ecco il giudizio della Veroni: «L’impostazione registica mi è piaciuta e ritengo sia riuscita a far percepire al pubblico l’essenza della personalità di Luciano; mentre, sul piano narrativo, avrei preferito avendo vissuto tante situazioni in prima persona un racconto più puntuale. Ho avvertito poi la mancanza di molti testimoni che hanno veramente avuto un ruolo fondamentale nella vita di Luciano, sia condividendo con lui la realtà di tutti i giorni che l’esperienza del palcoscenico».

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