Un giorno, forse non lontano, gli aeroplani potrebbero volare alimentati dal solo idrogeno. Di aerei a idrogeno tratta infatti il progetto che sta portando avanti Airbus, gigante dell’aerospazio, una novità verso un futuro a emissioni zero presentata in occasione della fiera internazionale Farnborough Air Show, che si tiene in Inghilterra ogni due anni. L’annuncio è arrivato nella giornata di mercoledì e contiene già alcuni obiettivi molto chiari. Airbus intende infatti rendere operativi questi aeroplani alimentati a idrogeno entro il 2035, con l’intenzione di eliminare le emissioni di anidride carbonica, cioè del principale gas responsabile dell’effetto serra.



Per la prima parte di questo ambizioso progetto, denominato Blue Condor, durante il prossimo inverno due alianti saranno messi in volo a un’altitudine di 10.000 metri sopra lo stato del North Dakota, negli Stati Uniti: uno dei due velivoli sarà sospinto da un motore a idrogeno mentre l’altro sarà alimentato a kerosene. Durante questo volo, saranno comparate le emissioni dei due alianti e sarà valutata la loro sicurezza dando una prima risposta alla convenienza e ambientale, tecnica ed economica degli aerei a idrogeno rispetto a quelli tradizionali.



L’impatto degli aeroplani sul riscaldamento globale: la risposta sono gli aerei a idrogeno?

Il progetto degli aerei a idrogeno può essere una risposta alla questione delle emissioni da parte degli aeroplani e dei velivoli, questione molto complessa e di cui non si conosce ancora la reale portata. In particolare, si studia l’impatto ambientale che hanno le scie di condensazione e la conseguente emissione di ossido di nitrogeno, come ha spiegato durante una conferenza stampa Sabine Klauke, a capo dell’Ufficio Tecnico di Airbus.

Secondo un recente studio condotto da EASA, l’Agenzia dell’Unione Europea per la Sicurezza Aerea, l’effetto delle scie di condensazione lasciate dagli aeroplani potrebbe avere lo stesso peso delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera. Infatti, come ha evidenziato l’Agenzia, quando si verificano alcune particolari condizioni di umidità e di temperatura, il vapore derivato dalla combustione può trasformarsi in cristalli di ghiaccio che a loro volta possono formare i cirri, cioè nubi localizzate ad alta quota dalla forma di filamenti bianchi. Sebbene queste nubi abbiano un effetto di raffreddamento, perché riflettono parte delle emissioni solari nello spazio, la loro presenza ha anche la conseguenza di trattenere in atmosfera la radiazione emessa dalla Terra.