Dopo il tragico caso di cui parlò tutto il mondo, quello del bambino avuto tramite maternità surrogata da una coppia di australiani da una donna thailandese che quando si scoprì che era nato con la sindrome di Down venne rifiutato, nei paesi asiatici fortunatamente si sono varate leggi molto restrittive su questo business. Ma chi vuole a tutti i costi un figlio sborsando soldi trova sempre nuove strade. E’ così che l’Ucraina ha visto aumentare del 1000% le richieste negli ultimi tre anni, riporta il sito it.aleteia riprendendo una inchiesta coraggiosa fatta da una giornalista della Bbc che ne ha tratto un reportage terribilmente drammatico (Samatha Hawley,  Damaged Babies & Broken Hearts: Ukraine’s commercial surrogacy industry; Bambini difettosi e cuori spezzati: l’industria della surrogata commerciale in Ucraina). L’inchiesta è partita dal caso di una coppia americana che aveva commissionato a una donna ucraina un figlio. Sono nati due gemelli: uno è morto subito dopo il parto, l’altro ha danni cerebrali: “La coppia americana è delusa, si aspettava un figlio perfetto, non certo un prodotto difettoso… Così rifiutano Bridget, tornano in California e dopo cinque mesi, con una lettera formale chiedono ai medici di «staccare la spina» alla figlia lontana, visto che le sue condizioni appaiono irreversibili”.



BAMBINI COMPRATI E POI RIFIUTATI

Bambini dunque come oggetti comprati su Amazon e restituiti perché “difettosi”. In Ucraina ci sono tantissime ragazze molto povere disposte per qualche dollaro a rimanere in gravidanza e vendere il figlio, nel caso in questione la madre era una sfollata della zona di Donetsk dove è in corso la guerra tra separatisti sostenuti dalla Russia e governo ucraino. Incredibilmente la giornalista inglese è riuscita a ritrovare a un anno di distanza quella gemellina sopravvissuta: è ancora viva. Una infermiera si prende cura di lei: “L’infermiera che segue Bridget da quando è nata, Marina Boyko, la fa giocare, la abbraccia e assicura che la piccola bionda è in grado di capire ciò che le si dice, probabilmente potrà camminare. Certo, se avesse avuto una famiglia amorevole accanto anziché un orfanotrofio e delle infermiere, per quanto affettuose, le cose sarebbero potute andare diversamente”. Grazie all’inchiesta della giornalista pubblicata anche su Facebook oggi alla piccola arrivano molte donazioni. Ma quanti altri sono stati comprati, ordinati e poi abbandonati alla morte o alla solitudine?

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