Alla fine è arrivata una circolare del ministero dell’Interno a mettere nuovi steccati nel far west degli affitti brevi turistici. Stop alle identificazioni da remoto, con gli ospiti che inviavano i documenti online, e stop agli accessi agli alloggi tramite le chiavi lasciate nelle scatolette a combinazione, appiccicate ovunque nei dintorni.



Proprio questa nuova offensiva contro il proliferare delle keybox (antiestetico e onnipresente soprattutto nei centri storici) ha colpito l’immaginario, al pari della soppressione di quei famigerati lucchetti dell’amore che avevano appesantito a tal punto le balaustre di ponte Milvio, a Roma, da minacciarne la stabilità. Più concreto invece l’effetto della prima misura, che di fatto impone ai proprietari degli alloggi un check-in degli ospiti “in presenza”: l’host deve verificare di persona l’identità di chi vi alloggerà, e deve darne tempestiva notifica alle autorità. Le norme del Viminale fanno riferimento a precise richieste della Questura di Roma sul Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, e diventano valide per qualsiasi struttura ricettiva, quindi sia per gli hotel che per gli affitti brevi.



Si parte dalla ponderazione del “fenomeno delle locazioni brevi su tutto il territorio nazionale legate ai numerosi eventi politici, culturali e religiosi in programmazione nel Paese, anche in vista delle celebrazioni del Giubileo previsto a Roma a partire dal 24 dicembre 2024 e della difficile situazione internazionale, che impone la necessità di attuare stringenti misure finalizzate a prevenire rischi per l’ordine e la sicurezza pubblica in relazione all’eventuale alloggiamento di persone pericolose o legate ad organizzazioni criminali o terroristiche”. Nessuna guerra alla sharing economy, insomma: da una parte è in gioco il decoro urbano, dove l’invasione delle scatolette portachiavi stridevano, dall’altra la sicurezza pubblica. Ma in sottofondo s’intuisce anche una finalità magari non espressa, ma comunque evidente: quella di contenere o comunque rendere meno automatica l’esplosione degli affitti turistici, che da semplice strumento del proprietario di casa per arrotondare le proprie entrate oggi sono diventati spesso vere imprese, con una quantità di alloggi gestiti facilmente (appunto da remoto e con l’aiuto delle keybox) da un unico soggetto. In pratica vere imprese di attività alberghiera svicolate però dalle norme (igiene, sicurezza, fisco) degli hotel tradizionali.



Sono interventi che insistono in un segmento importante: il mercato degli affitti brevi in Italia conta circa 640 mila appartamenti (circa 200 mila quelli gestiti da aziende), per un giro d’affari complessivo di 11 miliardi di euro per le prenotazioni, con un indotto sul Pil di ulteriori 44 miliardi di euro (dati dell’associazione Italiana Gestori Affitti Brevi – Aigab riferiti al 2023).

Le nuove norme del Viminale hanno ovviamente scatenato reazioni diverse. Il colosso degli affitti turistici online Airbnb ha proposto una legge quadro nazionale per limitare gli affitti brevi nei centri storici delle città d’arte e un pacchetto di proposte per l’ospitalità made in Italy, che contemplano anche il contrasto alle keybox in spazi pubblici, parchi, recinzioni e l’accoglienza di persona. Aigab, però, pur approvando le nuove regole, ha sottolineato “che il ministero degli Interni forse non considera che i software utilizzati da molti gestori professionali usino tecnologie di riconoscimento degli ospiti con tracciamento biometrico e codici Otp del tutto analoghe allo spid, agli accessi agli autonoleggi e ai conti correnti bancari”.

Dal canto suo, il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, ha commentato che “la circolare del ministero dell’Interno è un passaggio essenziale per prevenire rischi e garantire un’esperienza turistica serena e positiva, sia ai visitatori che agli operatori. La circolare chiarisce che l’identificazione da remoto automatizzata degli ospiti delle strutture ricettive non soddisfa i requisiti previsti dalla legge, ribadendo l’obbligo dei gestori di dare alloggio esclusivamente a persone munite di documento d’identità e di comunicare le generalità degli ospiti alle Questure territorialmente competenti, entro le 24 ore successive”.

Soddisfazione quasi unanime da parte dei sindaci. “Le keybox – ha dichiarato la sindaca di Firenze e delegata Anci Nazionale politiche abitative Sara Funaro – rappresentano un problema sia sul fronte del decoro che su quello, fondamentale, della sicurezza dei cittadini. Le norme nuove sono un segnale di attenzione. Lavorare su un turismo sempre più sostenibile e a misura di cittadino è un obiettivo da perseguire su cui la collaborazione interistituzionale è fondamentale”.

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