Nel 2023 si attende un ritorno ai flussi turistici registrati ai livelli precedenti alla pandemia da covid-19, dall’altro lato però c’è il timore per l’impatto che le presenze turistiche avranno sull’equilibrio abitativo delle città più visitate attraverso le locazioni brevi.
Affitti brevi e nuove normative: Santanchè propone l’obbligo di un soggiorno minimo di due notti
Sono infatti due gli aspetti che alimentano il dibattito politico sul turismo attraverso il ministro Daniela Santanchè che ha presentato una bozza del ddl con nuove regole contro il far west delle piattaforme digitali e per i sindaci delle città metropolitane guidate da Firenze che si dichiarano insoddisfatte dopo il confronto avuto con Roma e chiedono maggiore autonomia per gestire il fenomeno seguendo quindi il modello Venezia.
Insomma un controllo decentralizzato per stanare gli evasori e gli abusivi. Inseguire i privati cittadini sul campo degli affitti brevi sta diventando dunque molto complesso.
La proposta del ministero è quella di attribuire ad ogni immobile ad uso abitativo oggetto di locazione per finalità turistiche, un codice identificativo nazionale, detto CIN, che servirà a segnalare l’inizio dell’attività per chiunque eserciti in forma imprenditoriale e nei centri storici delle città metropolitane una durata minima del contratto di locazione per finalità turistiche di due giorni e due notti, con l’eccezione di “affittare a un nucleo familiare numeroso composto da almeno un genitore tre figli“.
Le multe potrebbero essere salate e raggiungere cifre fino a 10.000 euro.
Firenze invece chiede di estendere a tutte le città d’arte che hanno un patrimonio UNESCO il modello Venezia, così da decentralizzare i controlli. Il riferimento è un emendamento al Decreto aiuti approvato nell’estate 2022: “l’obiettivo è quello di favorire gli affitti di lunga durata, la residenzialità nel centro storico tutelando Il patrimonio storico artistico e ambientale della città“.
Affitti brevi e nuove normative: Firenze pensa al divieto contro i piccoli proprietari
Ma il sindaco di Firenze Dario Nardella ha anche proposto e annunciato un divieto, non retroattivo, di utilizzare immobili con destinazione residenziale per affitti turistici brevi in tutta l’area unisco del centro storico.
Invece tutti i proprietari di immobili che attualmente praticano gli affitti brevi e vorrebbero tornare a fare affitti di lungo periodo, avranno l’azzeramento dell’IMU sulla seconda casa per tre anni.
Insomma, più che normare gli affitti brevi e stanare coloro che decidono di evadere, l’azione normativa della politica si sta articolando esattamente in una vera e propria guerriglia giuridica e fiscale contro i piccoli proprietari di immobili.
Affitti brevi e nuove normative: perché Firenze e Venezia in testa
Attualmente la battaglia sugli affitti brevi viene condotta dal Comune di Firenze (in prima linea), mentre tutte le altre città stanno a guardare e attendono di pronunciarsi. Del resto Venezia e Firenze sono le prime due città per presenze turistiche in rapporto agli abitanti rispettivamente con 50 e 30 turisti a residente. Il resto dell’Italia invece potrebbe subire gli effetti delle decisioni del ministero, compresi i borghi che risentono di un turismo stagionale e che non possono essere assolutamente assimilati alle normative proposte da Nardella e al cosiddetto “modello Venezia“.
Perché se è vero che gli affitti brevi in città d’arte possono essere assimilati agli affitti imprenditoriali, è pur vero che esistono affitti brevi esterni alle città metropolitane, che potrebbero subire gli effetti delle norme applicate a Venezia, oppure quelle che potrebbe scegliere di fare Firenze.