Il Consiglio dei Ministri ieri ha approvato il decreto che recepisce la direttiva Europea 2021/514, più nota come Duc 7 che trasforma i grandi colossi del web come Airbnb e Booking in spie per il fisco.
Affitti brevi: non solo Airbnb e Booking
Di questa decisione se ne parlava già da molto tempo, ma stavolta il governo ha deciso realmente di fare sul serio: tra tutti i redditi che i proprietari di immobili in affitto per periodi brevi su queste piattaforme dovranno comunicare alle autorità fiscali, abbiamo anche la vendita di beni on-line, quindi i beni privati. L’offerta di servizi, il noleggio di mezzi di trasporto, ma anche i redditi guadagnati dagli affitti brevi su Airbnb oppure booking.com.
Insomma, come ha detto Giorgia Meloni “è finita la pacchia”, almeno per tutti i privati che fino ad oggi non hanno dichiarato i redditi ottenuti attraverso queste attività private.
E quindi si pagherà molto di più? In realtà sono escluse le entità che hanno svolto più di duemila attività pertinenti mediante la locazione di beni immobili in relazione a una proprietà inserzionata in un anno, escludendo di fatto gli alberghi oppure le strutture che svolgono attività di locazione in maniera professionale. Lo scopo quindi della legge è essenzialmente quello di monitorare i privati, coloro che affittano per poco tempo.
Affitti brevi: entro quando si dovrà comunicare i dati
I documenti da corrispondere all’Agenzia delle Entrate riguarderanno il numero di iscrizione al registro catastale, l’identificativo equivalente previsto dal diritto nazionale dello Stato membro in cui si detiene la proprietà privata. Bisognerà anche comunicare il giorno in cui l’immobile è stato affittato, la tipologia di proprietà inserzionata nell’anno, e corrispettivo totale versato nel corso di ogni trimestre dell’anno e il numero di attività pertinenti prestate in riferimento a ciascuna proprietà inserzionata.
Tutti i documenti dovranno essere accompagnati anche dai dati anagrafici e da le altre generalità del venditore, Se questo è conosciuto dalla piattaforma, l’identificativo del conto finanziario su cui è versato oppure accreditato il corrispettivo. La comunicazione dei dati dovrà avvenire entro il 31 gennaio 2024 riguardando i redditi guadagnati dal 2023 dato che la direttiva è già applicata al 31 dicembre 2022, anche se il decreto non è ancora in vigore