Nella giornata di martedì, secondo quanto riferisce il sito Euractiv, i legislatori della Commissione europea hanno raggiunto un accordo per i cosiddetti affitti brevi, ovvero quello che riguardano le case private in cui trascorrere le vacanze. Concretamente si tratta di quegli appartamenti che si possono trovare su piattaforme come AirBnB, oppure Booking o, ancora, Trivago, a più riprese accusati di star affossando il settore degli alberghi.
Di fatto, la necessità di regolamentare il settore degli affitti brevi, oltre a risolvere il problema che colpisce alberghi e strutture ricettive classiche, muoverebbe anche in direzione di evitare illeciti e soprusi, con appartamenti non agibili affittati a prezzi irrisori. In una direzione simile, inoltre, si sta muovendo anche un regolamento interno proposto in Italia, che muoverebbe in una direzione simile e complementare al testo europeo. Non è la prima volta che la questione degli affitti brevi è stata posta in Commissione, e solamente lo scorso marzo il Consiglio aveva concordato una posizione comune sulla raccolta e la condivisione dei dati sugli appartamenti adibiti a tale scopo.
Il testo sugli affitti brevi: cosa cambia per host e piattaforme
Il nuovo testo sugli affitti brevi è stato concordato dai paesi membri nel corso di una riunione informale e dovrà essere ancora discusso nella sede ufficiale. Come anticipa Euractiv, il nuovo regolamento fa ricadere sugli host la responsabilità di dichiarare la propria abitazione registrata sulle piattaforme online, lasciando a queste ultime il solo controllo casuale della verifica sulla veridicità delle informazioni riportate.
Al fine della verifica delle informazioni, definisce ancora il testo sugli affitti brevi, la Commissione ha istituito 27 “punti di accesso digitali”, uno per Stato, in cui vengono riportate le abitazioni adibite per gli affitti turistici, al fine di rendere più semplice il controllo da parte delle piattaforme. Rimane aperta la possibilità, nei prossimi anni, di istituire un punto di accesso comune controllato dalla Commissione. Inoltre, non è stato posto alcun limite numerico per i controlli da parte delle piattaforme sulla veridicità delle informazioni sugli affitti brevi, chiedendo però che si compiano “sforzi ragionevoli” in tal senso. Infine, a livello sanzionatorio è prevista la sospensione dell’autorizzazione ad affittare un alloggio, dando agli host la possibilità di regolarizzare la loro posizione, pena l’attuazione di “ulteriori misure adeguate per impedire la commercializzazione dell’unità”.