Un appartamento affittato durante il weekend di apertura della Biennale di Venezia può rendere in media 696 euro a notte, con picchi oltre 1.600. Troppo? Fuori mercato? Per la notte del 19 maggio scorso (inaugurazione della Biennale Architettura) il 99% degli annunci per appartamenti a Venezia su Booking.com risultava prenotato. È fisiologico: valori simili si registrano durante il Carnevale, per il Redentore, per la Mostra del Cinema e per tutti i grandi eventi nel calendario veneziano.
Lo ricorda Ocio, l’osservatorio civico sulla casa e la residenza, un collettivo di abitanti e ricercatori che si interessano alla casa e alla residenzialità nella Venezia insulare. Organizzazione che (insieme a Venessia.com) ricorda anche che attualmente a Venezia si contano poco più di 49 mila abitanti a fronte di poco meno di 49 mila posti letto, un’abitazione su dieci destinata a locazione turistica, sorte che già capita al 54% di quelle non occupate. E (secondo Sociometrica) 50 presenze turistiche per ogni residente, veicolate (secondo Inside Airbnb) da 7286 annunci di case in affitto.
La situazione veneziana è ormai ben nota, ma merita una reprise viste le recenti decisioni del Comune lagunare sul tema overbooking e presenze: pochi giorni fa si è deciso di cancellare il progetto dei tornelli ai varchi d’ingresso, ma anche di varare il ticket di 5 euro per entrare in città nei giorni più attrattivi, norma che entrerà in vigore solo nel 2024. Questo continuo succedersi di proposte e controproposte, di momenti decisionisti e successivi ripensamenti, dà la misura della fragilità del terreno su cui ci si muove, tra la necessità di arginare trend e fenomeni impattanti e quella di rispettare i livelli di libertà individuale, d’impresa e mobilità. Nel frattempo, in Italia si calcola che gli affitti brevi siano arrivati a garantirsi il 42,3% del mercato turistico (per 178 milioni di presenze), numeri che danno conto del gigantismo del comparto
Serve fare un passo indietro. Un anno fa il Senato approvò un emendamento al Decreto Aiuti, che dava al Comune di Venezia facoltà di regolamentare le locazioni brevi turistiche. Il testo prevedeva la possibilità per il Comune di prescrivere il cambio di destinazione d’uso per tutti quegli appartamenti locati per più di 120 giorni l’anno. Adesso il sindaco di Firenze ha posto lo stop a nuove fittanze turistiche, e tutti i sindaci delle 14 città metropolitane, nonché quelli di altre destinazioni particolarmente frequentate, chiedono l’allargamento dei poteri concessi alla municipalità veneziana, anche se proprio a Venezia si sta ancora discutendo sul come applicare la nuova norma. Effettivamente, “l’introduzione di un numero massimo di giorni in cui un appartamento può essere affittato ai turisti (time cap) – sostiene Ocio – può ribadire la natura dell’istituto della locazione breve come un’attività non professionale e circoscritta in un periodo limitato dell’anno. Soprattutto, limitando le giornate in cui affittare ai turisti e quindi i ricavi possibili, si renderebbe la locazione breve meno attrattiva di quella residenziale. E l’obiettivo principale di una qualsiasi regolamentazione degli affitti brevi deve essere proprio questo: riequilibrare il mercato affinché gli enormi ricavi possibili con le locazioni turistiche non fungano da incentivo a sottrarre case al mercato residenziale”.
Ma i problemi nascono proprio con il time cap a 120 giorni. “Una scelta totalmente inefficace alla luce dei dati. Se affittando una casa ai turisti anche solo 120 giorni l’anno i ricavi sono comunque più elevati di quelli di un affitto a residenti, qual è l’utilità di tale limite che non riporterebbe a un ritorno di queste case in spazi dell’abitare stabile?”. Gli attivisti di Ocio sostengono che perché un numero massimo di giorni sia funzionale, dovrebbe far sì che, affittando l’appartamento per tutti i giorni previsti, il guadagno per il proprietario fosse inferiore a quello di un affitto residenziale. Ma come si è visto, il prezzo medio per le notti 18-20 maggio, tra gli annunci monitorati, era di 696 euro/notte, 86% in più del prezzo medio dell’intero periodo marzo-giugno (373 euro).
“L’11 maggio scorso, su Booking.com, il 98% degli annunci di qualsiasi tipo e il 99% degli appartamenti risultavano occupati. Di fatto, in tutto il territorio rimangono solo 6 appartamenti prenotabili, con un prezzo medio di 980 euro/notte. Ne deriva che gli appartamenti monitorati abbiano incassato in media almeno 14.226 euro, con cifre che arrivano a oltre 43.000, per il solo periodo marzo-giugno. Questo nonostante nessun appartamento abbia superato il limite dei 120 giorni. Il tutto a fronte che, sulla base delle stime di Immobiliare.it, un appartamento di 80 mq a Castello, cioè la zona più costosa per gli affitti di tutta Venezia, arriva a fruttare 18.500 euro/anno in affitto residenziale, cifra che alcune delle locazioni raddoppiano in soli 4 mesi”.
Insomma, per frenare lo spopolamento dei residenti, la trasformazione della città in una vetrina di souvenir, la scomparsa dei servizi essenziali per chi vive lì (si provi a cercare un negozio di alimentari in centro…), per evitare che i pochi veneziani che ancora resistono finiscano col trasferirsi in terraferma pur di sfruttare la propria abitazione nella città lagunare per affitti brevi turistici, servirebbe ben altro.
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