Cosa accade se un esercente non può più permettersi di pagare l’affitto del locale dove svolge la propria attività? Molto spesso accade che, per sofferenza economica, gli esercenti debbano abbandonare il locale commerciale dove hanno intrapreso la propria attività magari pagando un lauto canone di affitto che non possono più permettersi. In questo caso esistono delle regole previste dalla legge per il corretto comportamento tra locatore e locatario. Vediamo di cosa si tratta.
Affitti commerciali: legge e contratto, cosa prevale?
Anzitutto va premesso che, molto spesso, locatore e locatario, all’interno del contratto di affitto controfirmato per legge, inseriscono delle clausole che riguardano proprio il recesso. Ma l’ordinanza 26.618/22 dell’Agenzia delle Entrate, si riferisce ad un recesso dovuto all’affitto, estraneo alla volontà del conduttore è di portata tale da rendere la prosecuzione eccessivamente gravosa.
In questi casi infatti il conduttore non può semplicemente recedere dal contratto e andarsene via, Ma nella lettera di recesso, opportunamente inviata tramite raccomandata, deve inserire queste motivazioni e inviarla almeno sei mesi prima della data in cui il recesso avrà esecuzione.
La legge stabilisce infatti che ciò deve avvenire “indipendentemente dalle previsioni contrattuali”.
“Qualora ricorrono gravi motivi” infatti “il conduttore può recedere in qualsiasi momento dal contratto con preavviso di almeno sei mesi da comunicarsi con lettera raccomandata”.
Affitti commerciali: perché è importante saperlo
Ad oggi sono a rischio 120.000 aziende secondo l’ultimo report di Confcommercio e, così come stabilito dal centro studi di Confindustria potrebbero chiudere centinaia di migliaia di aziende mettendo a rischio fino a 582.000 posti di lavoro. Una situazione del genere a costretto alcune aziende a chiudere i battenti, il caso di alcune cartiere in Italia, i cui macchinari infatti sono fortemente energivori e non possono quindi pagare le bollette sciocche che stanno interessando le produzioni industriali del bel paese. Dalla bolletta dell’azienda La Fiammante di quasi un milione di euro rispetto ai 120.000 euro di un anno fa, le bollette sono decuplicate quasi a tutti e in molti infatti considerano il caroenergia una forza di causa maggiore che può determinare la chiusura dell’attività.