Approfittando del vuoto di potere causato dalla ritirata americana, non sono solo la Russia e la Cina a voler giocare un ruolo di rilievo nel nuovo Afghanistan. Anche l’Arabia Saudita – e a maggior ragione il Pakistan – intendono costruirsi una sfera d’influenza rilevante in Afghanistan, anche in funzione di contenimento iraniano.
Khaled bin Ali Al Huamaidan, direttore della Presidenza generale dell’intelligence dell’Arabia Saudita (Gip), si è recato in visita a Rawalpindi l’8 dicembre per concludere un accordo di cooperazione con il suo omologo pakistano, Nadeem Ahmad Anjum, direttore generale dell’Inter-Services Intelligence. Il suo scopo era quello di stabilire un legame saudita-talebano, con l’assicurazione dell’appoggio del Pakistan, che è vicino ai nuovi padroni di Kabul.
Dopo un primo incontro il 17 novembre, i due capi delle spie sono stati raggiunti in questo secondo incontro dal capo di stato maggiore dell’esercito saudita Fayyad bin Hamad Al Ruwaili, dal suo omologo pakistano Qamar Jawad Bajwa e dall’ambasciatore saudita a Islamabad Nawaf bin Said Al Maliki. Riyadh ha promesso di fornire finanziamenti per l’acquisto di materiale e attrezzature per il futuro esercito afghano che il Pakistan sta attualmente cercando di istituire. L’accordo prevede anche che l’Arabia Saudita presti 3 miliardi di dollari al governo di Imran Khan in Pakistan, che attualmente sta attraversando un periodo economico burrascoso.
L’Arabia Saudita è stata vicina ai talebani durante il primo periodo di questi ultimi al potere in Afghanistan negli anni ’90, quando l’allora direttore del Gip, Turkey Al Faisal, ha supervisionato i contatti con il defunto mullah Omar. Questa volta Riyadh si avvicina con cautela al nuovo regime di Kabul.
Dopo aver inizialmente chiuso la sua ambasciata, ha finalmente accettato di inviare 14 diplomatici per fornire servizi consolari nella capitale afghana a partire dal 1° dicembre. Allo stesso tempo, ha appoggiato la candidatura del talebano Suhail Shaheen, in sostituzione di Ghulam Isaczai, come ambasciatore afghano presso le Nazioni Unite, anche se i membri permanenti del Consiglio di sicurezza hanno respinto tale scelta.
L’Arabia Saudita, sempre pronta a svolgere un ruolo in Afghanistan, è interessata a farlo per contrastare qualsiasi influenza iraniana a Kabul. Ciò ha causato una certa preoccupazione tra i pasdaran, che sono diventati particolarmente nervosi dopo uno scontro a fuoco tra le guardie di frontiera iraniane e talebane il 1° dicembre al posto di frontiera di Shagalek. I Pasdaran hanno in programma sia di riorganizzare la Divisione Fatemiyoun, composta principalmente da sciiti Hazara precedentemente schierati in Siria, sia di reclutare nuovi combattenti nel nord dell’Afghanistan proprio per estendere la loro influenza in territorio afghano.
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