In un Paese sempre più allo sbando per gli scontri accesi tra talebani e forze militari-politiche, l’Afghanistan è tornato in auge nelle cronache internazionali delle ultime ore dopo l’uccisione del fotografo Premio Pulitzer Danish Siddiqui mentre documentava lo scontro tra talebani e afgani.

Ma la situazione potrebbe a breve mutare e non solo per l’abbandono delle forze Nato dal Paese mediorientale quasi 20 anni dopo l’inizio della guerra: «sono convintamente favorevole a un accordo politico in Afghanistan, nonostante l’avanzata e le vittorie militari registrate negli ultimi due mesi», a parlare è il leader dei talebani, Hibatullah Akhundzada. Lo fa nel messaggio diffuso in Afghanistan per la festa musulmana del “Sacrificio”, ribadendo la potenziale imminente chiusura proficuo dell’accordo politico con il Presidente Ashraf Ghani.



IL FUTURO INCERTO DELL’AFGHANISTAN

Tra attentati, minacce e crisi senza fine, il popolo dell’Afghanistan non vede a stretto giro la possibilità di una soluzione pacifica, ma di certo è una notizia l’intenzione di un accordo politico tra militari e talebani. Un passaggio in particolare del messaggio di Akhundzada risuona come un ulteriore “invito” alle forze straniere di andarsene al più presto dal Paese: «Invece di contare sugli stranieri – è l’appello finale del leader talebano – risolviamo i nostri problemi fra di noi (afgani) e salviamo la nostra patria dalla crisi». Intanto per le strade continuano a contarsi morti e feriti per le offensive lanciate contro popolazione e militari: «Stanno combattendo contro i talebani, che si sono rifugiati nelle case dei civili», era il messaggio lanciato solo due giorni fa Jamal Nasir Barakzai, portavoce della polizia per la provincia meridionale di Kandahar. Lo scontro tra le forze afghane e i talebani è avvenuto sul valico di Spin Boldak al confine con il Pakistan, luogo strategico per il controllo dell’area circostante. Come spiegano le fonti ANSA, il valico è stato preso dai talebani all’inizio della scorsa settimana, «parte di una diffusa offensiva lanciata dagli insorti all’inizio di maggio quando le forze statunitensi hanno iniziato il loro ritiro definitivo dall’Afghanistan»; si tratta di un punto di passaggio per riservarsi talebani che entrano in Afghanistan per combattere contro le forze militari. Questo sempre che non si arrivi definitivamente ad un accordo, al momento comunque lastricato di tante “ombre” incerte sul futuro verso la pace.



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