La crisi afghana e le responsabilità storiche dell’occidente nel fallimento del modello della “democrazia da esportare”, anche con la guerra: sono questi i temi affrontati nel corso dell’ultima puntata di “In onda” su La7 e che hanno visto ospite anche il giornalista Toni Capuozzo che, in collegamento in diretta come pure la collega Concita De Gregorio e con David Parenzo in studio, ha detto la sua sul caos generato a Kabul e dintorni dal ritorno al potere dei talebani, puntando il dito non solo sulla lunghezza della missione nel Paese ma anche sulle responsabilità americane ed europee nell’aver esportato, più che sistemi di governo democratico, i modelli di corruzione a cui sovente siamo avvezzi.



Imbeccato dalla De Gregorio in merito al fatto che l’America e l’Occidente avrebbero dovuto presidiare la democrazia in Afghanistan, il 72enne giornalista originario di Palmanova ha riassunto gli ultimi 20 anni spiegando che, in realtà, quello che si è presidiato è stato solo “il tentativo di ricostruire la democrazia”, alludendo ad esempio al fatto come le cronache in più di un’occasione abbiano raccontato delle presunte opacità delle tornate elettorali nel Paese e delle collusioni di quella che doveva essere la classe dirigente afghana. “Per questo, vera o falsa che sia, è verosimile la notizia che il presidente Ashraf Ghani (oramai ex perché deposto, NdR) sia fuggito con l’elicottero imbottito di dollari la dice lunga…” suggerisce Capuozzo.



TONI CAPUOZZO, “ECCO I MOTIVI DEL CROLLO DEL GOVERNO AFGHANO…”

Nel corso della ospitata a “In onda”, inoltre, il giornalista già direttore del TG5 ha puntato il dito, come detto, sulla lunghezza della missione a stelle e strisce in Afghanistan: “Ogni missione che duri così a lungo non funziona” commenta il giornalista, spiegando che forse i vertici politici e militari americani sono stati convinti negli ultimi anni che prima o poi se ne sarebbero potuti andare e che dunque le cose si sarebbero risolte da sole. “Alcune ragioni del crollo sono semplici: molti stipendi dell’esercito afghano erano pagati da noi, dall’Occidente” prosegue Capuozzo, alludendo al fatto che una volta che gli USA hanno fatto intendere che se ne sarebbero andati è andato in scena lo sfacelo ben documentato dalle drammatiche immagini che abbiamo visto in televisione.



“I militari si sono chiesti: e ora chi ci pagherà?” è la ricostruzione del giornalista che in questo vede delle responsabilità da parte dell’amministrazione Biden. Da qui le “scene strazianti” dell’evacuazione. Ma si sarebbe potuto anche in questo caso fare di più? A detta di Capuozzo qualcosa si poteva fare meglio: basti pensare al fatto che “gli Stati Uniti hanno una enorme base vicino a Kabul e da cui fare davvero un ponte aereo che avrebbe consentito l’evacuazione di migliaia di persone”. E poi conclude il suo ragionamento ricordato che da Washington, sin da Ferragosto, sono state fatte evacuare circa 7mila persone: “Questo però è il numero di persone che si potrebbero evacuare in un solo giorno se lavorassero a pieno regime…” conclude, e con la De Gregorio a fare eco al suo intervento sottolineando che l’immagine dell’ex presidente che scappa col denaro in fretta e furia è l’immagine più vivida del disastro a cui stiamo assistendo.