Caro direttore,

in queste settimane di agognato relax estivo le coscienze degli italiani sono scosse da qualcosa di inaspettato, Non è la crisi del governo di Ferragosto, giocatasi un paio d’anni fa tra il Papeete e Panarea, né, per ora, il Covid, che sembra tutto sommato sotto controllo. Le notizie dall’Afghanistan arrivano continue, rapidissime grazie ai social network: è caduta Herat, è caduta Kandahar, Kabul è circondata, caos all’aeroporto, Kabul è caduta: abbiamo un nuovo emirato islamico d’Afghanistan.



Le notizie che leggi la mattina sui giornali sono già vecchie, i social te ne portano di fresche ogni ora, accompagnandole con video strazianti di uomini che fanno di tutto, anche gesti apparentemente folli come l’attaccarsi al carrello di un aereo, per scappare dal paese.

L’ultimo video visto è stato per me un pugno nello stomaco. Letteralmente. In una piazza di una città afghana un gruppo di barbuti trascina una donna, vengono letti pezzi del corano, agitate armi e, infine, estratta una pistola per l’esecuzione della donna con un colpo alla nuca. Grida di gioia: “Allah akbar!”, che significa dio – il loro dio – è grande.



Chissà quante altre così, le notizie si rincorrono: studentesse che vengono cacciate da scuole e università, donne non sposate messe in elenchi appositi, tra cui i “combattenti” possono scegliere la, pardon, le loro future mogli. Figlie e spose di persone che hanno collaborato con gli occidentali cercate casa per casa, stuprate, uccise.

L’Occidente ha fallito, e già si affollano gli analisti a cercare le ragioni di questa sconfitta. In questo momento, però, la domanda più bruciante che ho, che non mi lascia tranquillo in queste bellissime giornate di Sardegna, è: chi darà giustizia a quella, a quelle donne? Che cosa può dar senso a questo dolore?



“Ci vorrebbe la carezza del Nazareno” diceva il cantautore Enzo Jannacci commentando la vicenda di Eluana Englaro. Quanto aveva ragione! Quanto queste parole possono essere ragionevoli per affrontare quanto succede in Afghanistan. È solo la carezza del Nazareno, la misericordia infinita di un Dio, che non conoscono ma che ha dato la vita per il suo popolo, che può offrire consolazione a quelle donne e a milioni di persone sofferenti in Afghanistan e nel mondo. E permettere a noi di star davanti a questi fatti da uomini, senza distrarci, ma nemmeno, senza perdere ogni speranza.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI