«Dopo che gli americani avranno lasciato l’aeroporto di Kabul, la data ipotizzata per ora è a fine mese, non potremo mantenere qualunque presenza di diplomatica all’aeroporto, non sarà possibile né per noi né per alcun Paese dell’Alleanza»: a dirlo in audizione alla Commissione Esteri unita di Camera e Senato è il Ministro Luigi Di Maio. Mentre il G7 si appresta oggi a prendere una decisione forse definitiva in merito al ritiro delle truppe per il 31 agosto prossimo – con però Draghi, Merkel, Macron e Johnson disposti a convincere Biden nel prorogare ulteriormente tale scadenza – il Ministro degli Esteri traccia il bilancio della permanenza italiana in Afghanistan.



«In questi 20 anni abbiamo contribuito a mantenere la stabilità regionale, contrastare il terrorismo, favorire più istruzione, diritti e libertà per il popolo afghano», ma è proprio in forza di questa consapevolezza che, prosegue Di Maio, «faremo il possibile perché quei diritti non vengano ora brutalmente cancellati». Ad oggi, 24 agosto, sono stati evacuati tutti gli italiani che hanno chiesto di lasciare il Paese: così ha spiegato il titolare della Farnesina in Audizione, «Abbiamo portato in Italia quasi 2.700 afghani, principalmente collaboratori delle istituzioni italiane, a partire dal nostro contingente militare, e loro familiari». Il numero è comunque destinato a crescere, «considerati circa mille afghani già in sicurezza in aeroporto e previsti imbarcarsi sui prossimi voli italiani».



RITIRO AFGHANISTAN, È CAOS AL G7

«Gli eventi degli ultimi giorni hanno sorpreso l’intera comunità internazionale per la rapidità con cui è mutato il contesto politico-militare e per i conseguenti drammatici risvolti umanitari», lo ha detto sempre in Commissione Esteri alla Camera il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini, intervenuto in audizione dopo il collega Di Maio. Nelle ultime 24 ore i soli Stati Uniti hanno fatto evacuare da Kabul 21.600 persone, dando l’idea dunque di voler rispettare la deadline, ma nulla è ancora deciso. Sono ore di forte tensione geopolitica in tutto l’Occidente: mentre i talebani come previsto in conferenza stampa hanno ribadito la data ultima di ritiro delle truppe al 31 agosto, si fa pressante la richiesta dell’Europa di prorogare la deadline. La partita della diplomazia si gioca nel G7 con i leader europei che pressano Biden affinché si arrivi ad una presa di posizione forte per evitare il ritiro definitivo il prossimo 31 agosto. «Nessun Paese riconosca unilateralmente il regime talebano, occorre un coordinamento con il Consiglio di sicurezza dell’Onu», è una parte consistente della bozza di dichiarazione G7 anticipata da Al Arabiya, il che fa intuire come la decisione finale sul ritiro dall’Afghanistan sia tutt’altro che decisa.

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