La NATO è tornata a parlare sulla situazione delicata che sta attraversando l’Afghanistan e sottolineando che non sono i talebani a destare preoccupazione, bensì l’Isis. Dichiarazioni pronunciate dall’alto rappresentante per la NATO, Stefano Pontecorvo, e che riportiamo di seguito: “I talebani devono dimostrare di avere la situazione sotto controllo e non ce l’hanno, non per colpa loro, ma perché è crollato il sistema di sicurezza del Paese. La priorità è dialogare con tutti e riaprire le ambasciate. Non ci sono le necessarie condizioni di sicurezza e l’Isis è una minaccia reale”.



Frasi a cui hanno fatto eco quelle dell’alto rappresentante dell’Unione europea, Josep Borrell, il quale ha elencato cinque condizioni per giudicare le azioni dei talebani: il Paese non diventi la base per il terrorismo; il rispetto dei diritti delle donne; la formazione di un governo inclusivo; accesso libero per gli aiuti umanitari; la partenza degli stranieri e gli afghani a rischio che vogliono lasciare il Paese. “Restiamo impegnati a sostenere il popolo afghano. Dovremo impegnarci con i talebani, ma non significa riconoscimento. Si tratta di un impegno operativo, che potrà aumentare sulla base del loro comportamento”.



AFGHANISTAN, POSIZIONE NATO SU ISIS. INTANTO I TALEBANI NEL PANSHIR

Mentre le dichiarazioni della NATO sull’Isis hanno fatto il giro del mondo e stanno facendo discutere, l’emittente britannica della BBC scrive che “si è scoperto che il kamikaze dell’Isis-K che il 26 agosto si è fatto esplodere all’aeroporto di Kabul era stato liberato da una prigione afghana dopo il crollo del governo filo-occidentale di Ashraf Ghani. Dopo la fuga del precedente governo e l’arrivo dei talebani, l’attentatore Abdul Rahman al-Logari e diversi suoi fratelli sono usciti dal carcere”.



Contestualmente, i talebani hanno impedito gli aiuti umanitari nel Panshir, “tagliato collegamenti telefonici ed elettricità e non permettono neppure l’arrivo di medicine”. L’ha affermato su Twitter Amrullah Saleh, vicepresidente del governo afghano spodestato dai mullah, che si
è unito alla resistenza nella valle del Panshir, a nord-est della capitale, Kabul. “I talebani stanno commettendo crimini di guerra”.