L’Afghanistan vive nel terrore: non si contano più, ormai, gli attacchi dei talebani, i quali, giorno dopo giorno, si stanno conquistando un pezzetto di Paese in più. Con l’Isis che prova a tenere botta, ma pare ormai essere definitivamente stato soppiantato. Il governo afghano sta attuando una ritirata strategica, concentrando le proprie forze intorno ai capoluoghi di provincia, ma si avverte nitidamente la sensazione che i talebani stiano avendo la meglio. Peraltro, pochi giorni fa sono stati nominati i nuovi ministri dell’Interno e della Difesa, proprio in un momento critico della storia della nazione e almeno un messaggio su tre dei talebani è un invito ad arrendersi.
E potrebbe essere solo questione di tempo: l’accordo di Doha, firmato dai talebani con gli Stati Uniti d’America, prevede che i militanti non possano attaccare i capoluoghi di provincia finché gli americani si trovano nella nazione, che abbandoneranno entro il prossimo 11 settembre, anche se fonti vicine a Washington rivelano che la data potrebbe essere anticipata e coincidere con la fine del mese di luglio.
TALEBANI: “L’ISIS NON HA FUTURO IN AFGHANISTAN”
I talebani, dunque, attendono la ritirata degli statunitensi per piazzare l’offensiva finale e imporre la propria egemonia sull’Afghanistan, tanto che alcuni soldati governativi si sono venduti al nemico, che garantisce loro anche uno stipendio. Insomma, Kabul è ormai prossima a cadere nelle loro mani, con buona pace dell’Isis, che, come ha recentemente raccontato un portavoce del movimento talebano via WhatsApp al “Corriere della Sera”, “non ha futuro in Afghanistan. I loro leader sono protetti da funzionari del governo e da alcuni parlamentari. Se ne andranno presto”.
L’11 settembre le cose “peggioreranno per il Governo”, ma già allo stato attuale delle cose lo scenario è tutto fuorché roseo: i talebani controllano circa il 70% dell’Afghanistan, di fatto tutte le campagne. Le città non sono ancora state conquistate proprio in virtù del patto di “non belligeranza” di Doha, ma sarebbero conquistate in quattro e quattr’otto, “se solo volessimo. Questa amministrazione non ha radici tra la gente, è corrotta, inefficiente. È stata imposta sul Paese dall’estero con soldi e violenza”.