“L’Africa deve camminare da sola per costruirsi un futuro”

Angelo Pagano, Vescovo d’Etiopia, ha parlato dell’Africa della crisi e dei conflitti dimenticati sulle pagine del quotidiano Avvenire, sottolineando l’importanza che il popolo africano, come fu per quello europeo e mondiale, sia lasciato libero di costruirsi un proprio futuro democratico. “Ci metteranno più tempo”, spiega, e forse “sbaglieranno, ma riusciranno a venirne fuori”. Sottolinea, infatti, che il continente “è condizionato da molte potenze”.



“L’Africa”, spiega ancora Pagano, “ha bisogno di tempo, sì, ma anche questo sta scadendo perché le ultime indipendenze risalgono a più di mezzo secolo fa e in questo tempo è cresciuta una nuova élite colta” che ora “deve agire. Deve scegliere se stare con la popolazione e battersi per il bene comune oppure pensare solo al benessere del proprio clan”. Ma secondo il vescovo è anche importante che gli europei e gli occidentali se ne vadano, perché per l’Africa “è difficile accettare capi di altri gruppi etnici“, e questo secondo lui è “un cambiamento che deve cominciare ora”.



Pagano: “L’Europa guardi agli africani come a persone”

Continuando a parlare dell’Africa, ma soffermandosi sull’Etiopia che conosce bene, il Vescovo sottolinea gli effetti del conflitto in Tigrai scoppiato in occasione della pandemia e che ha subito le conseguenze della guerra in Ucraina. “Ha provocato”, spiega, “una gravissima inflazione, per cui i prezzi sono triplicati in pochissimo tempo. La situazione per molti è diventata insostenibile” e mentre “dal 2003 al 2018 c’era stato un grosso sviluppo, oggi è difficile muoversi perché i trasporti sono troppo cari”.



Tornando, infine, allo sviluppo della democrazia in Africa, il vescovo ci tiene a parlare del ruolo che l’Europa potrebbe avere. Tuttavia, prima “deve domandarsi perché vuole integrarsi sempre di più. Se la risposta è perché invecchiamo e non ce la faremo, questa è una forma di neocolonialismo. Se guardiamo agli africani finalmente come a delle persone, allora si potrà fare”. Però, questo percorso di integrazione tra Africa e Europa, sottolinea il Vescovo, “non sarà facile”, ragione per cui “il terreno va preparato [perché] le nuove generazioni figli di immigrati, a differenza dei genitori, creano problemi perché non è stata curata l’integrazione. Per l’africano l’Ue è un miraggio, ma non vuole fare il servo. Occorre umiltà da entrambe le parti”.