L’Africa in questo ultimo periodo (ma in realtà in un’escalation che è iniziata nel 2020) è scossa da una violenta e complicata serie di colpi di stato, che ha portato in ultima istanza alla caduta del governo in Niger lo scorso luglio e in Gabon nella giornata di ieri. Dietro ai colpi di stato, neanche a sottolinearlo, si cela sempre l’esercito, che raccoglie le istanze della popolazione, stufa di governi fantoccio il cui unico scopo è, spesso, solo quello di detenere il potere e le enormi ricchezze che concede.



Colpi di stato, quelli in Africa, che secondo il giornalista esperto di esteri Domenico Quirico, che hanno un retrogusto “un po’ strambo“. Infatti, il deposto presidente del Gabon, dalla residenza protetta in cui si trova, ha avuto modo di lanciare un video-appello ai suoi sostenitori, invitandoli a “fare chiasso”. Stesso copione che si è visto anche in Niger a luglio, dove il deposto presidente ha avuto modo, per diversi giorni, di fare telefonate a mezzo mondo, prima che i rivoltosi si rendessero conto che potevano staccargli il collegamento elettrico. “Gli ammutinati d’Africa che un tempo massacravano le Eccellenze deposte”, ha spiegato Quirico, “si son fatti cauti, tentennano. Per non offrire, forse, con truculenze primitive alla Francia, furibonda perché sono golpe senza il suo copyright, lo spunto per intervenire”.



Quirico: “L’Africa francese crolla, un pezzo per volta”

Così, da un lato i rivoltosi d’Africa prendono il potere e depongono tutti i presidenti “eletti” per volere del popolo, o forse della Francia, che nel lungo periodo neocoloniale ha avuto modo di fare tutti i suoi interessi. Lo dimostra, per esempio, la lunga dinastia dei Bongo che comandavano, prima del golpe, in Gabon, amministrando possedimenti che ai soli documenti ufficiali ammontavano a 549 milioni di euro, con un sommerso incalcolabile.

“La saga dei Bongo non è l’eccezione ma la regola in quella République dei compari che è (o era) l’Africa francese”, spiega Quirico. Infatti, una volta al potere “si deve avere una sola preoccupazione essenziale: restarlo. Il presidente non regna, non governa: possiede. Ed è qui la chiave del rapporto con la Francia”. Secondo il giornalista, infatti, oltre alle capacità personali, amministrative e politiche, “c’è un elemento a cui Parigi è sempre stata sensibile sopra ogni altra: la coincidenza degli interessi e l’obbedienza. Non è una questione di geopolitica, di rimasugli o borie storiche coperte di ragnatele. È una faccenda di soldi, di capitalismo losco”. La caduta del Gabon, che era l’epicentro dell’Africa francese, sede di una delle più importanti basi militari, dimostra secondo Quirico che non fanno altro che togliersi “bandierine dalla carta geografica, una dopo l’altra: Mali, Burkina Faso, Niger, Guinea e ora Libreville. L’impero è a pezzi“.