L’arresto dell’ex agente del controspionaggio dell’FBI Charles McGonigal alimenta le teorie cospirazioniste dei democratici. Sostengono, infatti, che abbia sabotato l’indagine del Bureau “Crossfire Hurricane” sulle presunte ingerenze della Russia nelle elezioni presidenziali 2016 e sui sospetti legami di Mosca con la campagna di Donald Trump. Ora McGonigal, accusato di collusione con la Russia e il più alto funzionario dell’FBI mai accusato di un crimine, è imputato in due procedimenti separati a New York e Washington. L’accusa, secondo quanto riportato dal Washington Times, è di aver preso illegalmente denaro da un ex funzionario dei servizi segreti albanesi e da Oleg Deripaska, un oligarca russo che è stato sanzionato dagli Stati Uniti. I procuratori sostengono che McGonigal abbia violato la legge accettando denaro da Deripaska in cambio di indagini su un oligarca rivale e della sua rimozione dalla lista delle sanzioni.
Nel complesso, McGonigal è accusato di riciclaggio di denaro, violazione delle sanzioni statunitensi e cospirazione per la violazione delle sanzioni statunitensi. L’atto d’accusa afferma che McGonigal, mentre lavorava all’FBI, ha ricevuto 225mila dollari in contanti da una persona che in passato ha lavorato per l’intelligence albanese. Su richiesta del funzionario, McGonigal ha aperto un’indagine penale sulle lobby straniere in cui l’ex dipendente dell’intelligence albanese era un informatore confidenziale. I pubblici ministeri hanno anche accusato McGonigal di aver ricevuto centinaia di migliaia di dollari da Deripaska e di aver falsificato le firme per mantenere segreti i pagamenti.
LA PRIMA TEORIA COSPIRAZIONISTA SU MCGONIGAL
Questi legami con Oleg Deripaska hanno scatenato la teoria secondo cui Charles McGonigal avrebbe lavorato per conto di Mosca per eleggere e proteggere Donald Trump. Ma non è mai emersa alcuna prova che Trump sia una risorsa russa, e il consigliere speciale Robert Mueller ha concluso nel 2019 che la sua campagna non ha colluso con la Russia. Nonostante ciò, secondo la prima parte della teoria del complotto, McGonigal sarebbe stato nella posizione di far trapelare informazioni sul computer portatile dell’ex deputato in disgrazia Anthony Weiner. Inoltre, poche settimane prima delle elezioni presidenziali del 2016, è stato promosso ad agente speciale responsabile della divisione di controspionaggio dell’ufficio di New York. Per i democratici ciò lo avrebbe messo in condizione di far trapelare informazioni sul portatile di Weiner, che si è scoperto contenere informazioni riservate dal server privato di posta elettronica di Hillary Clinton. L’allora moglie Huma Abedin, importante collaboratrice della Clinton, gli aveva inoltrato «centinaia di migliaia di e-mail, alcune delle quali contenevano informazioni riservate». La scoperta del materiale riservato ha spinto Comey a riaprire l’indagine dell’FBI sulla Clinton pochi giorni prima delle elezioni. «Potrebbe essere a conoscenza o aver partecipato ad attività politiche volte a danneggiare l’allora candidata Hillary Clinton e ad aiutare l’allora candidato Donald Trump», ha scritto a febbraio il senatore Sheldon Whitehouse, democratico del Rhode Island, in una lettera al procuratore generale Merrick Garland. Nella lettera inviata al procuratore generale, fa notare che McGonigal si trovava nell’ufficio di New York quando Rudolph W. Giuliani annunciò che sarebbero arrivate «grandi sorprese» sulla Clinton, lasciando intendere che sarebbero arrivate dall’ufficio dell’FBI di New York.
LA SECONDA TEORIA SULL’AGENTE FBI
Ma un comunicato stampa dell’FBI del 4 ottobre 2016 solleva dubbi sulla presenza di Charles McGonigal nell’ufficio di New York al momento dell’annuncio di Giuliani. Infatti, McGonigal, che lavorava nell’ufficio di Washington, avrebbe assunto il suo ruolo a New York alla fine di ottobre, quindi dopo che Giuliani ha fatto le sue affermazioni nell’ottobre 2016. Nel 2021, l’ispettore generale del Dipartimento di Giustizia ha dichiarato di non aver trovato alcuna prova che gli agenti dell’FBI avessero fatto una soffiata impropria al signor Giuliani sulle indagini su Hillary Clinton. La seconda parte della teoria del complotto sostiene che McGonigal abbia sabotato l’indagine “Crossfire Hurricane” per tenere Donald Trump e i suoi alleati al sicuro. Secondo un rapporto dell’ispettore generale del Dipartimento di Giustizia, ha fatto una soffiata e ha svolto un ruolo nell’indagine sull’assistente della campagna di Trump Carter Page. Per i democratici sarebbe stato in grado di sabotare almeno una parte dell’indagine con la disinformazione. «McGonigal ha supervisionato molte indagini sensibili di controspionaggio, comprese quelle che coinvolgevano persone di cui è stato accusato di aver lavorato a favore. Il signor Deripaska era al centro dei legami di Paul Manafort con la Russia», ha scritto il presidente della commissione giudiziaria del Senato Richard J. Durbin, democratico dell’Illinois, a Garland. Ma non è emersa alcuna prova pubblica che McGonigal abbia lavorato per minare l’indagine sulla collusione con la Russia. Un rapporto completo dell’ispettore generale del Dipartimento di Giustizia sull’indagine sul Russiagate lo cita appena.
I SOSPETTI E LE INCONGRUENZE
Peraltro, non è neppure chiaro perché Charles McGonigal dovrebbe lavorare per minare un’indagine che ha contribuito in modo determinante ad aprire. Durbin ha chiesto che Garland informi i legislatori sul coinvolgimento di McGonigal nell’indagine Trump-Russia. Inoltre, in una lettera separata, gli ha fatto notare che il direttore dell’FBI James B. Comey ha nominato McGonigal agente speciale incaricato poche settimane prima che il Bureau annunciasse, nell’ottobre 2016, che non esisteva un chiaro legame tra Trump e la Russia. «La commissione resta all’oscuro della reale portata della presunta cattiva condotta del signor McGonigal che potrebbe aver influenzato queste questioni altamente sensibili», ha scritto Durbin. Le teorie promosse dai democratici e dai media vicini alla sinistra americana sono state definite «una vera forzatura» da parte di Thomas J. Baker, un veterano di 33 anni del Bureau che ha lavorato anche come investigatore dell’FBI. «Tutto ciò che riguarda l’FBI è diventato così politico che l’opinione pubblica e i politici hanno perso fiducia in esso, disposti a sospettare qualsiasi cosa da parte dell’FBI e a credere al peggio», ha concluso.