Sono 15 gli agenti penitenziari sotto indagine per il pestaggio avvenuto ad ottobre del 2018 nel carcere di San Gimignano, in provincia di Siena. La vittima è un cittadino tunisino di 31 anni che stava scontando un anno di reclusione, e che in base a quanto raccontato parzialmente dalle immagini delle telecamere, e successivamente denunciato da numerosi detenuti, fra cui alcune lettere al tribunale senese scritte da carcerati in regime di alta sicurezza (camorristi, trafficanti di droga e altri personaggi condannati per reati gravi), sarebbe stato appunto malmenato e torturato dagli agenti, come sottolineato dai colleghi dell’edizione online di Repubblica. “Il ragazzo gridava di dolore, sempre più forte”, le parole di un detenuto dello stesso penitenziario, e ancora “Lo picchiavano con pugni e calci”, mentre era a terra. “Una guardia gli ha messo un ginocchio alla gola”, “gli hanno calato i calzoni”, altre testimonianze choc. E’ la prima volta che il reato di tortura viene contestato a dei pubblici ufficiali. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



TORTURE AL CARCERE DI SAN GIMINIANO

Un’accusa gravissima quella mossa dalla Procura di Siena contro 4 agenti della Polizia Penitenziaria accusati di aver picchiato un tunisino all’interno del Carcere di San Gimignano (Siena) e in generale dei 15 in servizio in quel momento per non aver valutato ed essere intervenuti nell’adempimento del loro dovere professionale. Il bruttissimo caso della Toscana giunge a pochi giorni dalla requisitoria del pm a Roma sul caso Cucchi, dove finalmente la verità sta emergendo con l’orrendo pestaggio che in quel caso ha provocato la morte del giovane architetto con problemi di droga. «Sospensione immediata» per i 4 poliziotti penitenziari «destinatari di provvedimento di interdizione da parte dell’autorità giudiziaria e doverose valutazioni disciplinari per i 15 che hanno ricevuto un avviso di garanzia», ha disposto il Dap dopo le indagini della Procura di Siena.



PESTAGGIO IN CARCERE. 15 AGENTI INDAGATI

Stando alle prime informazioni fornite dalla stessa Procura, gli agenti che avrebbero picchiato il detenuto tunisino gli avrebbero urlato durante il pestaggio «vattene, tornatene al tuo Paese». Agli agenti in servizio è stato anche contestato il reato di tortura, come segnala l’Agenzia Ansa: nell’avviare l’iter dei provvedimenti amministrativi di propria competenza, il Dap «confida in un accurato e pronto accertamento da parte della magistratura, ma al tempo stesso esprime la massima fiducia nei confronti dell’operato e della professionalità degli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria che svolgono in maniera eticamente impeccabile il loro lavoro». L’indagine è cominciata nelle scorse settimane e al momento non sono formalizzati né i nomi degli agenti né del tunisino picchiato in carcere e da qui è sorta l’intera denuncia.

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