Agenzia delle Entrate ha dato il via al recupero crediti sui contribuenti che non sono in regola con il fisco. Potrà scattare il blocco ed il pignoramento del conto corrente, anche dei privati, per tutti coloro che non sono riusciti a regolarizzare la posizione entro i termini previsti. Non si tratta di una novità ma di una procedura esecutiva da sempre prevista dal fisco in caso di morosità, tuttavia la riscossione coattiva, specialmente per alcune tipologie di crediti, era rimasta finora solo sulla carta. Ora invece, grazie ai nuovi provvedimenti anti evasione, si sono intensificate tutte le azioni di recupero, compresi i pignoramenti su stipendi e compensi.
Si partirà da un monitoraggio di tutti i conti bancari intestati ai debitori, che potranno essere bloccati, in seguito il contribuente riceverà una notifica che stabilisce le scadenze per il pagamento, se non si regolarizza, allora l’ente fiscale potrà pignorare fino al 100% dei fondi presenti, e comunque fino al raggiungimento della cifra dovuta. Qualsiasi espropriazione, non solo di beni mobili ma anche immobili, viene sempre preceduta da una comunicazione, che lascia oltre ad un tempo per versare il totale, di solito 5 giorni, anche la possibilità al debitore di richiedere una rateizzazione.
Quando scatta il pignoramento del conto corrente e quali sono le eccezioni
In base alla normativa fiscale, tutti i tipi di debitori, che non hanno regolarizzato la loro posizione da almeno un anno, e nonostante le comunicazioni di messa in mora ed intimazioni di pagamento, rischiano il pignoramento del conto corrente. Le partite Iva inoltre, rischiano il pignoramento delle fatture in pagamento dai clienti, in caso non abbiano fondi a suficienza nei conti. Il rapporto bancario infatti può essere quello intestato ad una azienda o anche ad un privato. E la natura del debito può essere diversa. Dalle imposte non versate come Irpef e Iva, fino alle multe e contributi previdenziali.
Tuttavia ci sono alcune eccezioni, e riguardano soprattutto la non pignorabilità di alcune fonti di reddito, oltre ad una soglia di importo totale che non può essere superata in alcuni casi. Se il contribuente percepisce stipendio o pensione, questi possono essere pignorati solo nella misura di un quinto. Cioè fino al 20% del reddito netto, e comunque in base al totale dei fondi presenti. Il blocco del conto può essere rimosso dal contribuente nel caso in cui regolarizzi il versamento del debito, anche negoziando con Agenzia Entrate un piano di rientro rateale.