Una donna di Torino ha ottenuto un vitalizio dall’Inail dopo essere stata aggredita sotto casa. Secondo l’Istituto il caso della signora è stato trattato come un infortunio sul lavoro. Stando a quanto riferito da Mattino 5, la donna sarebbe stata aggredita da un ladro che gli avrebbe sottratto la borsa facendola cadere: il risultato è un’invalidità permanente del 30 per cento. “Un caso più unico che raro – spiegano da Mattino 5- che probabilmente provocherà non poche polemiche”.
L’avvocato Domenico Musico, in studio, cerca di fare chiarezza: “Fa discutere la sentenza ma è corretta, è un principio che inizia ad entrare nella nostra legge dal 2015: tutti i percorsi casa-lavoro vanno tutelati, qualunque mezzo si usi. In questo caso si è esteso anche alle aggressioni purchè gli aggressori non siano dei parenti, magari un ex: non essendoci una relazione fra aggredito e aggressore allora si ha diritto ad una rendita. La Cassazione ha esteso il risarcimento Inail anche a questi casi, un risarcimento mensile. Se non ci fosse questa estensione non ci sarebbe il risarcimento, i giudici tendono ad estendere la tutela del lavoratore”. E ancora: “Spesso il lavoratore non è tutelato nell’incidente sul lavoro, la ditta tende a dare la colpa al lavoratore. Se invece l’aggressore è un ex allora a quel punto non scatta il risarcimento perchè l’aggressione riguarda la propria vita privata”.
AGGREDITA SOTTO CASA, VITALIZIO INAIL: “SE ESTENDIAMO QUESTO PRINCIPIO…”
Francesco Vecchi commenta: “Se noi però immaginiamo di estendere questo principio a tutto poi non ci lamentiamo se in busta paga il lordo e il netto hanno cifre differenti”. Emanuela Carcano aggiunge: “Un conto è se l’aggressione o l’infortunio avviene sul lavoro… Rischia di essere una sentenza che fa giurisprudenza. E poi questo vale per i dipendenti, mentre per i liberi professionisti?”.
L’avvocato ha replicato: “Le partite Iva devono ricorrere alle assicurazioni private”. Vecchi ha aggiunto: “C’è il rischio che un datore di lavoro venga chiamato per un’aggressione sotto casa di una dipendente?”, e il legale ha risposto: “No questo assolutamente no, deve riguardare solo il luogo del lavoro. Nel percorso casa lavoro dipende dal dipendente la sicurezza”.