Si parla delle aggressioni negli ospedali stamane a Uno Mattina in Famiglia e in studio vi era Cristina Perna responsabile servizio protezione e prevenzione policlinico Umberto I: “Gli aggressori sono non tanto i pazienti quanto i parenti visto che il paziente ha la consapevolezza di essere preso in carico, mentre i parenti vivono un momento di attesa, vedono crescere l’ansia e questa ansia sfocia in aggressioni. I reparti dove accadono queste aggressioni sono le aree di pronto soccorso ma anche le zone di prenotazione o i dipartimenti di neuroscienze ma anche di rianimazione dove si devono comunicare prognosi infauste”.
Qualche episodio particolare? “Ci sono diversi episodi – ha continuati Perna parlando in diretta tv sul primo canale – che hanno colpito la mia attenzione, come quello di un infermiere che ha ricevuto un morso da parte di un paziente in neuropsichiatria infantile anche se non aveva l’intenzione di provocare un danno”.
AGGRESSIONI NEGLI OSPEDALI “C’E’ SEMPRE LA POLIZIA MA…”
La responsabile sicurezza del Policlinico Umberto I ha continuato dicendo: “Ci sono anche situazioni più gravi che si ripetono da parte di soggetti già noti alle forze dell’ordine abituati a delinquere e che non hanno timore rispetto a deterrenti come le forze dell’ordine. All’interno del Policlinico abbiamo un posto di polizia H24 a supportare i lavori, la postazione è vicina al pronto soccorso, area ad alto rischio, ma in alcuni casi questo non basta: se non si riconosce il medico spesso non si riconosce neanche il ruolo del poliziotto”.
Ma come mai le aggressioni sono aumentate negli ultimi anni? “La pandemia ha aumentato queste aggressioni. L’obiettivo è sensibilizzare i lavoratori a segnalare, quindi ci aspettiamo un trend in crescita nei prossimi anni. Non devono considerare queste aggressioni come normali e facenti parte della propria attività”.
AGGRESSIONI NEGLI OSPEDALI “UN UOMO E’ ENTRATO ARMATO…”
Il Policlinico Umberto I ha organizzato dei corsi di autodifesa ma anche altri percorsi di prevenzione: “Sono previsti diversi momenti di prevenzione per eliminare qualsiasi tipo di rischio e servono a sensibilizzare lavoratori, cittadinanza e pazienti. L’operatore sanitario deve essere in grado di riconoscere l’escalation aggressiva e interromperla, a riguardo ci sono anche corsi di psicologia, in aggiunta ci sono corsi di autodifesa ma solo per difendersi”.
Una dottoressa dell’Umberto I in studio a Uno Mattina in Famiglia aggiunge: “Io sono stata fortunata e non ho mai ricevuto alcuna aggressione, durante una notte che feci un cambio turno si è presentato un papà armato, non perdendo occasione di mostrare l’arma, una sorta di intimidazione e ci resti molto male: se ti agiti lavori meno bene”. La dottoressa ha svolto un corso di autodifesa: “Sono più sicura, abbiamo strumenti in più per contrastare queste situazioni sempre più frequenti. Tra l’altro le aggressioni sono assorbite dai bimbi, ad esempio una volta mi ha sputato un bambino e i genitori quando l’ha fatto non hanno fatto nulla”.