Andrea Agnelli rompe il silenzio dopo le dimissioni da presidente della Juventus, presentate lo scorso 18 gennaio: “La sospensione mi è stata imposta dalla FIGC dopo aver studiato l’indagine del Dipartimento di giustizia, ma non sono stato ascoltato e non ho potuto difendermi”, ha denunciato al quotidiano olandese Telegraf. Una scelta che non avrebbe dunque mai voluto compiere, ma a cui ha fatto ricorso per preservare le sorti del club bianconero.



“Le dimissioni sono scaturite da un’indagine penale che mi riguarda personalmente. Non posso dire molto su questo, perché il caso è ancora in corso. La prima udienza preliminare è fissata per il 27 marzo. A quel punto si deciderà se il caso si ferma o meno”, ha aggiunto. E su un ritorno nel mondo del calcio: “Quello che riserva il futuro lo sa solo il futuro, vedremo. Per ora sono un normale appassionato”. Intanto, il nuovo Cda si è insediato e deve fare i conti con i quindici punti di penalizzazione: “Non voglio che la Juventus si faccia carico di questo peso per tutto questo tempo. Un organico rinnovato può rappresentare meglio il club e non ha nulla a che fare con le accuse”.



Agnelli: “Sospensione imposta da FIGC, mai ascoltato”. Il tema della Superlega

Andrea Agnelli, nel corso dell’intervista, ha parlato anche della Superlega. Un progetto che ha portato avanti in prima persona, ma che si è arenato poco dopo la sua nascita. “Nel 2019 eravamo pronti, Aleksander Ceferin (il presidente dell’Uefa, ndr) e io. I top club di tutti i campionati Eca si sono accordati su un nuovo formato. I club di medie dimensioni dei grandi campionati, i dirigenti dei grandi campionati e alcune Federazioni, però, vedevano il nuovo formato come una minaccia. Per questo motivo Ceferin si tirò indietro”, ha ricordato.



Il rimpianto di non essere andati avanti resta e, anche dalla finestra, l’ormai ex numero uno della Juventus chiede che sia attuata una riforma. “In molte competizioni i vincitori sono noti in anticipo. Principalmente a causa degli introiti che i club ottengono dal mercato nazionale. L’Inghilterra è al primo posto in questo senso. In una competizione sportiva è importante che ogni partecipante abbia la possibilità di vincere. Una Superlega è necessaria, perché se rimarrà tutto così prevedibile, il pubblico si allontanerà dal calcio”, ha concluso.