L’Olanda ormai da tempo versa in un generalizzato caos che sta portando ad un diffuso sciopero da parte degli agricoltori ed allevatori locali, che di punto in bianco si sono trovati a dover fare i conti con norme climatiche troppo stringenti e piuttosto difficili da applicare. Il Paese, di fatto, è il secondo esportatore mondiale di prodotti agricoli, con un valore di export pari a 122,3 miliardi nel 2022, preceduto solamente dagli Stati Uniti.
Ora, però, dopo anni di concessioni che sembravano stare bene a tutti, gli agricoltori dell’Olanda si stanno trovando a fare i conti con sempre più limitazioni. Ciò che il governo e gli ambientalisti lamentano è che la produzione di azoto degli allevamenti sta diventando sempre più insostenibile dal punto di vista ambientale. Non a caso, infatti, nelle ultime elezioni provinciali è emerso un nuovo partito, quello dei Contadini agricoltori (BBB), che ha ottenuto la maggioranza dei voti ed ora punta a replicare, con grande decisione, alle elezioni legislative dell’Olanda.
Lo sciopero degli agricoltori contro il governo olandese
Insomma, la ragione che ha portato gli agricoltori olandesi a scioperare contro il governo sarebbero delle nuove imposizioni dal punto di vista degli accumuli di azoto. Complessivamente, infatti, gli allevamenti di animali, specialmente se intensivi, producono grandissime quantità del composto, ritenuto dannoso per l’ambiente, soprattutto nel paese europeo che conta più allevamenti ed animali.
Il governo olandese, quando entrò il vigore la legge chiamata Natura 2000, diede tregua agli agricoltori permettendogli di richiedere un apposito certificato, che permetteva di produrre più azoto, impegnandosi, però, a compensarlo. Ora quel sistema è stato revocato, perché aveva la fallacia di poter essere impugnato da qualsiasi privato cittadino e che nel 2019 ha portato ad un’ampia class action. Una nuova legge recente avrebbe riposto il vincolo per l’azoto prodotto dagli agricoltori, con l’obiettivo di ridurlo del 41% entro il 2030. A conti fatti, per rispettare questo vincolo, dovranno chiudere parecchie aziende agricole, mentre le altre dovranno tagliare il loro bestiame almeno di un terzo. I danni sarebbero enormi, spesso a spese di aziende moderne nei macchinari (e quindi meno inquinanti), che hanno introiti economici ridotti o pochi capi di bestiame, al punto da rendere inefficiente tenere aperto per via di costi maggiori degli ingressi.