“Senza la genetica e tutto quello che ne consegue con il genome editing, ovvero le cosiddette Tecniche di Evoluzione Assistita -TEA, sarà impensabile raggiungere la tanto decantata rivoluzione green o produrre utilizzando minori quantità di carburanti, fertilizzanti e agrofarmaci; per questo prendiamo atto con soddisfazione dell’avvio dell’esame di un Ddl per sperimentare in campo le TEA, accogliendo la richiesta di gran parte della filiera agricola e andando a dare un sensibile contributo alla necessità di coniugare la sostenibilità ambientale ed economica”. Lo afferma il presidente di Copagri, Tommaso Battista, plaudendo all’inizio dei lavori in IX commissione del Senato relativi al Ddl dedicato al tema, il cui primo firmatario è il presidente Luca De Carlo.
“Riteniamo, e l’avvio dell’iter di questo Ddl ne è una conferma, che i tempi siano finalmente maturi per cominciare a ragionare seriamente e concretamente sull’applicazione in agricoltura delle innumerevoli possibilità offerte dall’innovazione, proprio a partire dalle cosiddette TEA, che non vanno assolutamente confuse con i ‘vecchi OGM’ transgenici, con i quali hanno ben poco a che vedere – spiega Battista -. Il miglioramento genetico non solo aiuterà l’agricoltura ad aumentare la resistenza contro i vari parassiti, ma consentirà anche al genoma delle piante di adattarsi con minore stress al climate change, contribuendo al contempo a mantenere, o in alcuni casi addirittura a incrementare, la produttività e la resa delle piante, anche in situazioni particolari”.
Si potrebbe dunque essere vicini a una svolta tanto attesa quanto urgente: “Le condizioni climatiche mutate e l’ingresso di nuovi patogeni altamente dannosi non consentono alcun ritardo per affrontare queste sfide” osserva Battista. Senza contare che l’assenza di regole certe ha finora rallentato il progresso tecnologico in materia “Secondo una recente indagine – afferma Battista -, proprio l’incertezza normativa riguardante l’applicazione delle Tecniche di evoluzione assistita-TEA ha bloccato addirittura il 40% dei programmi di innovazione delle aziende che investono in ricerca. Non possiamo dunque che accogliere con favore un provvedimento che mira a colmare questa lacuna, recuperando il gap con numerosi altri Paesi, auspicando al contempo che il testo possa raccogliere un unanime consenso e procedere speditamente nel suo iter parlamentare”.
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