Bruxelles segue Roma. Alla fine di maggio, con l’approvazione all’unanimità dell’emendamento al DL Siccità, le commissioni congiunte Agricoltura e Ambiente del Senato italiano avevano dato il via libera alla sperimentazione delle Tecniche di evoluzione assistita in agricoltura (TEA) – ovvero le tecniche di miglioramento genetico che permettono di rendere la produzione più resistente ai cambiamenti climatici e alle malattie, tutelando sia la produttività che la sostenibilità del settore in campo aperto – rendendo così il nostro Paese il primo a intraprendere questo percorso.



Ebbene, ora anche l’Unione europea decide di seguire una strada analoga. La Commissione ha infatti presentato una nuova proposta di regolamentazione dell’utilizzo delle nuove tecniche genomiche (NGT), che prevede una procedura semplificata per la coltivazione e la commercializzazione delle piante ottenute attraverso queste nuove tecniche, che nel 2018 la Corte di Giustizia Europea aveva accomunato agli OGM.



“Gli agricoltori e gli allevatori – si legge in una nota ufficiale della Commissione – hanno bisogno di accedere all’innovazione di punta”. E le nuove tecnologie rispondono a questa esigenza. “Possono contribuire – afferma la Commissione – a rafforzare la resilienza dei terreni agricoli e forestali e a proteggere i raccolti dagli effetti dei cambiamenti climatici, della perdita di biodiversità e del degrado ambientale. Sono strumenti innovativi che contribuiscono ad aumentare la sostenibilità e la resilienza del nostro sistema alimentare. Consentono di sviluppare varietà vegetali migliorate, resilienti ai cambiamenti climatici e resistenti agli organismi nocivi. Varietà che richiedono meno fertilizzanti e pesticidi e possono garantire rese più elevate, contribuendo a dimezzare l’uso e il rischio dei pesticidi chimici e riducendo la dipendenza dell’Ue dalle importazioni agricole. Nella maggior parte dei casi, queste nuove tecniche determinano cambiamenti più mirati, più precisi e più rapidi rispetto alle tecniche convenzionali, pur producendo colture identiche a quelle che si sarebbero potute ottenere con tecniche classiche come la selezione delle sementi e gli incroci”.



Un verdetto positivo, dunque, quasi senza appello, che non ha mancato di raccogliere l’apprezzamento delle associazioni di categoria. “Ci troviamo davanti a un punto di svolta per il nostro settore. La nuova regolamentazione abbraccia finalmente l’approccio scientifico ed evidenzia il ruolo fondamentale che questi strumenti potranno avere per il futuro dell’agricoltura”, afferma Clara Fossato, portavoce del coordinamento Cibo per la mente, che riunisce quindici associazioni della filiera agroalimentare italiana per l’innovazione in agricoltura (Aisa, Federchimica Agrofarma, API, Assalzoo, Assica, Assitol, Federchimica Assobiotec, Federchimica Assofertilizzanti, Assosementi, Compag, CIA-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri, UNAItalia e Uniceb).

E dello stesso tenore è la valutazione di Confagricoltura: “Le proposte di sviluppo delle tecniche genomiche presentate dalla Commissione Ue al Parlamento di Bruxelles rappresentano un importante cambio di passo, che riporta l’Europa al centro del dibattito sulla ricerca scientifica applicata al settore agricolo – si legge in una nota -. In attesa di esaminarla in tutti i dettagli, Confagricoltura giudica positivamente l’iniziativa della Commissione che mira a fare, finalmente, chiarezza sulla differenza tra le nuove tecniche genomiche (NGT) e gli organismi geneticamente modificati (OGM), dissipando, così, quelle ambiguità che hanno costretto al palo l’intero settore della ricerca europea. La proposta inviata al Parlamento di Bruxelles rappresenta un cambiamento di approccio al tema della transizione ambientale: la sostenibilità non può essere perseguita soltanto con divieti e limitazioni, ma è necessario dare agli agricoltori valide alternative e strumenti che permettano di ridurre l’uso di fitofarmaci e lo sfruttamento delle risorse naturali senza intaccare le produttività delle proprie aziende”.

Ora dunque occorre che si chiuda il cerchio normativo. “Auspichiamo – afferma Fossato – che questa regolamentazione possa essere approvata, con l’obiettivo di garantire agli agricoltori europei la possibilità di fronteggiare con maggiore fiducia le sfide sempre più pressanti della sicurezza degli approvvigionamenti alimentari, del contrasto alla crisi climatica e nella direzione di un’agricoltura sempre più sostenibile”.

Un obiettivo che potrebbe trovare un valido appoggio da parte di Madrid. “L’impegno assunto dalla Spagna nel suo semestre alla guida del Consiglio Ue, ad avviare un focus sul tema nel prossimo settembre, fa ben sperare che il dossier possa approdare in aula già a febbraio”, nota Confagricoltura.

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