“Si tratta di un evento capace di rappresentare al meglio lo spirito dei tempi. Di intercettare i tratti più virtuosi del nostro ordinamento politico, economico e sociale. Di capovolgere in modo efficace il ruolo dei privati, spesso limitato a una presenza passiva. Perché in questo caso i privati vengono proiettati in una dimensione attiva, che li porta a divenire corresponsabili, insieme alle istituzioni, nel perseguimento degli interessi di tipo generale”. Così Giuseppe Urbano, vicecapo di Gabinetto del Mipaaf, ha commentato la premiazione dei progetti vincitori del progetto “Agro-social: Seminiamo Valore”, il programma voluto da Confagricoltura e JTI Italia (Japan Tobacco International) per favorire lo sviluppo di attività imprenditoriali di crescita sostenibile dei territori e incentivare iniziative di inserimento sociale e lavorativo dei soggetti e delle aree più deboli. Obiettivo dichiarato del progetto: contribuire alla riduzione del divario economico e sociale del Paese, creare occupazione, sostenere la transizione verde e migliorare la capacità di ripresa dell’Italia. Il tutto puntando sulla produttività e la specificità dei territori.



Giunta alla sua seconda edizione, l’iniziativa mette dunque al centro agricoltura e aziende agricole, premiando le tre migliori idee imprenditoriali appartenenti ad altrettanto specifiche categorie, particolarmente colpite dagli effetti della pandemia e al centro della strategia italiana del PNRR: Sviluppo per il Sud, Rilancio delle aree interne e Imprenditoria femminile. E il premio non si limita al pur importante riconoscimento collettivo, ma si spinge anche a un sostegno concreto: i progetti vincitori, riceveranno infatti un finanziamento pari a 40mila euro, per un totale di 120mila euro destinati all’agricoltura sociale.



Una giuria di esperti ha in particolare scelto, tra i concorrenti all’area dedicata allo sviluppo del Sud, il progetto “Hasta l’Huevo!” di Xfarm, iniziativa di rete tra l’azienda agro-ecologica, la cooperativa sociale Qualcosa di Diverso, 180 Amici Puglia Onlus che gestisce il centro di sanità mentale Marco Cavallo e Arci Brindisi. Il progetto, che trova sede a San Vito dei Normanni in Puglia – recita la motivazione del premio – è legato alla riconversione e al riutilizzo di terreni confiscati alla criminalità organizzata, posizionandosi tra le più importanti sperimentazioni di natura ecologica e sociale del Sud Italia. E questo anche perché si propone di inserire lavoratori con problematiche di natura psichiatrica. “Abbiamo puntato sulla combinazione virtuosa della coltivazione di 35 ettari di uliveti e 10 ettari di vigneti – spiega Marco Notarnicola, presidente della cooperativa Qualcosa di Diverso – cui si affiancano l’allevamento di galline e la coltivazione di asparago selvatico. Nei nostri terreni procediamo quindi all’inserimento lavorativo dei ragazzi che frequentano il centro e che si occupano in particolare del pollaio e della produzione di uova. Inoltre stiamo sperimentando un sistema agro-forestale che dovrebbe condurre alla creazione di un parco aperto al pubblico. E questo nella consapevolezza che si può guardare all’agricoltura come strumento di autonomia delle persone che lavorano e al contempo come strumento nevralgico per ricostruire un ambiente depauperato”.



Nella categoria Rilancio delle aree interne, si è invece distinto il progetto R.Accogliere, nato da una collaborazione tra varie realtà del territorio dei Monti Lepini, in provincia di Latina, per favorire l’integrazione di migranti richiedenti asilo, attivando una rete tra lavoratori preparati e aziende del territorio laziale. Alla base del progetto – si legge nella motivazione -, la volontà non solo di creare impiego e dare formazione professionale, ma anche di realizzare un luogo di aggregazione, scambio culturale e crescita personale attraverso dialogo e trasferimento di conoscenze da parte dell’intera comunità locale. “Tutto è partito dalla decisione di recuperare i castagneti abbandonati nei nostri territori – spiega Federico Felici, in rappresentanza della società agricola Talea -. Da qui la necessità di farci aiutare nella raccolta e nella lavorazione dei terreni. Abbiamo così pensato di creare una rete sinergica di aziende impegnate nelle coltivazioni di castagne, olive e uva, coltivazioni complementare per stagionalità lungo l’anno. In questo modo abbiamo potuto assicurare continuità lavorativa ai migranti, che abbiamo anche dotato di biciclette elettriche per raggiungere autonomamente e facilmente le diverse sedi lavorative”.

Infine, nell’area dedicata alle imprese femminili, è stato premiata l’iniziativa PRO J.O.B. (Just One Bike), scelta per la capacità di valorizzare i prodotti agricoli a filiera corta provenienti dalle fattorie sociali e dalle aziende agricole laziali e dell’Italia centrale e di creare nuovi posti di lavoro per giovani migranti, con una specifica attenzione alle donne e una particolare spinta all’auto-imprenditorialità. Un obiettivo, quest’ultimo, raggiunto anche grazie alla dotazione di foodbike, elettriche ed ecosostenibili, pensate per lo stoccaggio, il trasporto e la somministrazione del cibo. “Queste foodbike – afferma Vincenza Ruggiero, responsabile del progetto – facilitano gli spostamenti delle collaboratrici, permettono di introdurre una componente di flessibilità nell’impegno lavorativo e consentono la partecipazione a fiere ed eventi pubblici e privati. Contiamo così di dare vita a un circolo virtuoso tra la fase di ristorazione e le aziende che producono la materia prima”.

I tre progetti premiati, come pure quelli cha hanno preso parte al bando, rappresentano un esempio concreto e tangibile di come solidarietà e imprenditorialità possano e debbano convivere. E da qui la soddisfazione dei promotori dell’iniziativa, che con il loro impregno hanno permesso di farli conoscere e di sostenerli. “Questo concorso che abbiamo fortemente voluto – afferma Sandro Gambuzza, vicepresidente di Confagricoltura – incoraggia e sostiene proposte concrete di impresa, in grado di coniugare la sostenibilità con la solidarietà. Incoraggiare lo sviluppo di attività, che attraverso l’agricoltura favoriscano l’inserimento sociale e lavorativo dei soggetti fragili, significa anche realizzare sui territori centri di aggregazione e welfare, promuovendo nuovi modelli di sviluppo per le comunità rurali”.
E sulla stessa linea pongono anche le parole di Gian Luigi Cervesato, Presidente e Amministratore Delegato di JTI Italia. “Il bando 2021, giunto alla sua conclusione, mette in risalto il ruolo primario dell’agricoltura nella ripresa economica del Paese. Ma soprattutto l’importanza della sostenibilità sociale, che non deve mai essere trascurata anche nei momenti di difficoltà. Per JTI, infatti, il tema della sostenibilità non è soltanto ambientale, ma anche sociale ed economico. E siamo convinti che solo attraverso l’integrazione di questi tre concetti sarà possibile stimolare nuovi modelli di sviluppo, in particolare per le comunità rurali, con progetti concreti che sappiano porre le basi per un futuro più equo e inclusivo”.

JTI Italia insomma è già pronta a guardare avanti, ma lo fa sulla scorta di un impegno più che consolidato: negli ultimi vent’anni, l’azienda ha infatti investito oltre 600 di milioni di euro in progetti di sviluppo del territorio, dei quali 350 dedicati solamente al comparto tabacchicolo.