Giuseppe Mastrolorenzo, vulcanologo e primo ricercatore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ha parlato della situazione ai Campi Flegrei, dove nella giornata di oggi si è registrato un terremoto di magnitudo 3.4 sulla scala Richter. Un evento, tuttavia, che non è isolato, perché solo lo scorso settembre e ottobre ve ne sono stati diversi di terremoti, che hanno raggiunto una magnitudo di 4.2, pari alla più alta registrata negli ultimi 40 anni.



La situazione ai Campi Flegrei, guardando alle pagine di cronaca, sembra essere tranquilla e sotto controllo, ma Mastrolorenzo è di un’opinione completamente diversa. “Il rischio vulcanico”, spiega al Corriere della Sera, “è permanente e imprevedibile“, mentre il sisma di oggi dimostra chiaramente che “è ricominciato il sollevamento del terreno”. Il sollevamento, spiega, sta toccando i “dieci millimetri al mese”, e nella sola area del Rione Terra di Pozzuoli, a grandi linee il centro del vulcano dei Campi Flegrei, nonché “l’area più interessata dal bradisismo, dal 2005 ad oggi è stato verificato un sollevamento di un metro e 21 centimetri“.



Mastrolorenzo: “L’eruzione dei Campi Flegrei è imprevedibile”

L’imprevedibilità dei Campi Flegrei, spiega ancora Mastrolorenzo, è dovuta al fatto che “i sistemi vulcanici sono complessi” e “non hanno comportamenti lineari. Le variabili sono tante: la presenza del magma in profondità, le fratture, le proprietà delle rocce, le modalità di liberazione del gas”, che oltre ad essere abbastanza ignoti per gli esperti, “possono innescare un processo eruttivo” anche in seguito a “piccole variazioni”.

Per i Campi Flegrei, secondo Mastrolorenzo, è chiaro che “non sappiamo se saremo in grado di capire in anticipo se e come possa avvenire l’eruzione” perché “il sistema di monitoraggio ci informa su quanto avvenuto fino all’ultima frazione di un secondo fa, ma non ci consente alcuna previsione“. Un’eruzione, sottolinea, avrebbe effetti imprevedibili, ricordando che “sono un supervulcano, come solo altri 10 vulcani al mondo” e che hanno causato eruzioni “70/80 volte più forti di quella di Pompei e 10 volte più intense di quella del Vesuvio”. A fronte di questo rischio, che ovviamente auspica non si concretizzi, è importante che venga riconsiderato il piano di evacuazione dei Campi Flegrei, perché le 72 ore previste nell’attuale piano sono troppe. “Dobbiamo”, spiega, “essere in grado di mettere in salvo la popolazione, rapidamente con vie di fuga, in un paio d’ore. Anche via mare e nella malaugurata ipotesi di una mancata previsione di una eruzione”.