Gli striscioni pieni di sfottò nel calcio possono anche essere simpatici ma non vanno bene se offendono. Ciò che è accaduto a Verona nell’ultima giornata di campionato però, dove uno striscione invita i russi a bombardare Napoli, passa il segno. È dall’inizio della guerra che nelle chat di tutti noi arrivano messaggi di questo tenore con i più diversi obiettivi e la cosa è veramente preoccupante. Non solo perché manifesta una violenza becera, una rabbia senza senso covata non si sa per quale ragione, ma soprattutto perché rende evidente che non si comprende cosa sia veramente la guerra, cosa stia accadendo sotto i nostri occhi, alle porte delle nostre case.



Le città sono bombardate sul serio, non è un video gioco. Davvero ci sono profughi, bambini, migliaia di soldati che sono costretti a combattere e a difendersi, a morire, sia russi che ucraini. Non è possibile che tutto ciò venga usato per colpire i tifosi della squadra avversaria o di un’altra città. C’è veramente qualcosa di incomprensibile in una prospettiva così gretta da consentire a sé stessa l’espressione di un odio tanto torvo, stupido, autolesionista.



A causa della pandemia eravamo già in un gravissimo momento di crisi civile: con la guerra, le difficoltà sanitarie sono diventate economiche e, soprattutto, umane. Dobbiamo a tutti i costi riprendere in mano il bandolo delle nostre vite, del senso della nostra esistenza.

Mentre dopo la seconda guerra mondiale, come espressione di uno spirito nazionale e unitario che traspariva ovunque, l’Italia seppe partorire una carta costituzionale che, sempre perfettibile, consentì comunque al Paese di ripartire, ora sembra che la stupidità più sguaiata e irresponsabile la faccia da padrona. Milioni di profughi, soprattutto donne e bambini, stanno giungendo in Europa e centinaia di migliaia arriveranno nella nostra nazione. Accoglierli nelle nostre case, fare loro spazio nelle nostre vite, nei nostri pensieri, nelle nostre preoccupazioni, può essere un modo meraviglioso per renderci conto di quale enorme catastrofe sia la guerra. Guardando bambini e bambine orfani, donne vedove che hanno perso lavoro, dignità, case, affetti, non potremo più scherzare. Capiremo che i missili che arrivano dal cielo nulla hanno a che vedere con quelli pallonari che finiscono nella rete di una squadra di calcio. Solo una solidarietà diffusa che si sforzi di curare le ferite della guerra sarà capace di farci aprire gli occhi sulla sofferenza dell’umanità, spingendoci ad uscire da quella bolla di benessere, di egoismo, di stupidità nella quale ci ha chiusi il nostro egoismo.



— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI