Weiwei è un’artista e attivista che ha avuto numerosi trascorsi con il governo del suo Paese di origine, la Cina. Finisce nel mirino del regime comunista nel 2011, trascorre tre mesi in prigione e dal 2015 si trova in esilio in Germania. In merito alla conferma di Xi Jinping per il suo terzo mandato a capo del Partito Comunista Cinese, Ai Weiwei ha commentato che “non hanno alcun rispetto per i diritti umani né per le libertà dell’individuo”. Sentito dalla Foreign Press Association a Tokyo, l’artista afferma che “il loro obiettivo oggi non è tanto il guadagno, ma piuttosto reinterpretare il mondo e adattarlo alla loro immagine”.
Come si legge nella sua intervista riportata dal quotidiano francese La Croix, Ai Weiwei ha commentato anche l’espulsione del precedente leader cinese, il 79enne Hu Jintao, durante il ventesimo Congresso del Partito Comunista. “Questo comportamento è al centro del sistema politico del Partito fin dal suo avvento nel 1921” ha spiegato Ai Weiwei, che ha conosciuto la repressione anche attraverso l’esperienza del padre Ai Qing, uno dei più celebri poeti del Paese, imprigionato dal 1961 al 1978. “È stato purgato da Mao ed è stato una vittima come centinaia di altri” ricorda l’artista. “Le lotte di potere non sono mai cessate tra i ‘compagni’ – commenta – Questo mostra che la leadership del governo centrale è spietata”.
Ai Weiwei, artista e dissidente: “Cina controllata da chi non ha rispetto né sentimenti”
Per Ai Weiwei, artista e attivista inviso al regime comunista cinese, “una grande nazione – 1,4 miliardi di persone – è controllata da un gruppo di persone che non soltanto non hanno alcun rispetto per le regole, ma non hanno neanche sentimenti personali, emozioni, amicizie o la minima cura (delle persone)”, come ha spiegato nell’intervista alla Foreign Press Association a Tokyo e riportata da La Croix.
E in merito al discorso di Xi Jinping durante il Congresso che lo ha confermato ancora una volta a capo del Partito Comunista Cinese, Ai Weiwei sottolinea che “la cultura, l’arte e la creatività non sono mai stati menzionati nei discorsi ufficiali, soltanto la sicurezza e la stabilità sono prioritari per il regime”. Un regime che “per dieci anni ha purgato centinaia di migliaia di ufficiali che non la pensavano come Xi Jinping, e la lotta per mantenere la stabilità continuerà per i prossimi cinque o dieci anni”. Secondo l’artista e dissidente Ai Weiwei, “un conflitto tra la Cina e l’Occidente è inevitabile”, poiché Pechino non apprezza i valori di libertà e democrazia per cui si batte il mondo occidentale, avendo come unico obiettivo quello di imporre il proprio modello e la propria visione del mondo.