In Francia, nella battaglia contro l’AIDS, sono in aumento le persone che fanno ricorso alle profilassi pre-esposizione (PrEP). La pillola autorizzata per la prima volta nel 2016, come riportato da Le Figaro, serve a proteggere coloro che sono negativi ma esposti a dei rischi. È il caso, ad esempio, degli omosessuali che non hanno un partner fisso oppure di quelli che sono a conoscenza del fatto che avranno un rapporto con un sieropositivo. All’inizio del 2022 coloro che ne avevano fatto uso erano ben 42.000.



Il trattamento consiste nell’assunzione di un farmaco che combina due antiretrovirali prima di una situazione in cui si rischia di essere contaminati, per bloccare la trasmissione del virus. La pillola può essere assunta sul momento oppure in modo continuativo nel caso in cui lo stile di vita lo richieda. La PrEP in questi anni si è rivelata efficace e ben tollerata. A volte, tuttavia, viene criticata perché non protegge da altre infezioni sessualmente trasmissibili. Il vantaggio, però, è che essendo prescritta ogni tre mesi, richiede dei periodici screening attraverso cui è possibile verificare lo stato di salute.



AIDS, in aumento le profilassi pre-esposizione (PrEP): gli effetti

Il processo con cui le profilassi pre-esposizione (PrEP), innovativo ed in aumento metodo di prevenzione contro l’AIDS, influenza la diffusione del virus, tuttavia, è piuttosto lento. Per evidenziare degli effetti rilevanti sarà necessario attendere ancora alcuni anni. La lotta contro la malattia, d’altronde, si basa su diversi strumenti. La pillola in questione è soltanto uno di quelli presenti nell’inventario. Gli esperti, in tal senso, sono rammaricati dal fatto che le persone che ne fanno utilizzo spesso rinuncino al preservativo: si è passati dal 67% nel 2017 al 45% nel 2021 tra gli omosessuali. I rischi in questo modo aumentano.



Al contempo, non va dimenticata l’importanza dello screening come arma per contrastare il contagio. In Francia da gennaio scorso chiunque può sottoporsi al test gratuitamente e senza prescrizione medica. “I giovani sotto i 25 anni rappresentano il 15% delle nuove diagnosi e gli over 50 il 23%, per lo si tratta di nativi francesi”, ha affermato la dottoressa Sandrine Fournier.