Agenzia italiana del farmaco nel caos. Uno dei membri della Commissione tecnico scientifica dell’Aifa ha rassegnato le dimissioni senza fornire spiegazioni in merito alla sua decisione. Si tratta dell’epidemiologo Antonio Addis, secondo quanto riportato dal Manifesto. Ma sarebbe vicina all’addio anche Anna Maria Marata che, oltre ad essere un’altra componente della Commissione, è pure coordinatrice della Commissione regionale del farmaco dell’Emilia-Romagna. Le turbolenze erano iniziate giovedì, con le dimissioni in blocco degli oncologi nominati nel gruppo di lavoro sulle terapie anti-cancro, ma in questo caso i motivi sono stati comunicati dall’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom).
Infatti, ha fatto sapere che gli oncologi «si sono visti costretti a rassegnare le dimissioni a causa della perdurante e non spiegata impossibilità a riunirsi per fornire la collaborazione prevista». L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) avrebbe chiesto agli oncologi la disponibilità a fornire un parere indipendente riguardo i nuovi farmaci anti-cancro in vista di un’autorizzazione al commercio, ma poi gli esperti non sono stati convocati. Da qui le critiche durissime dell’associazione degli oncologi: «Aifa riveda il suo modus operandi».
AIOM VS AIFA: IL COMUNICATO UFFICIALE
Infatti, il direttivo nazionale di Aiom in una nota ufficiale dichiara: «Apprendiamo con rammarico che gli oncologi convocati dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) lo scorso gennaio per la prima riunione del gruppo di lavoro in ambito oncologico, a supporto del lavoro delle Commissioni, si sono visti costretti a rassegnare le dimissioni, a causa della perdurante e non spiegata impossibilità a riunirsi per fornire la collaborazione prevista». Quindi, l’attacco diretto all’Aifa: «Pur nel pieno rispetto della necessaria autonomia operativa di AIFA, riteniamo penalizzante che le decisioni regolatorie sui farmaci oncologici delle Commissioni di AIFA vengano assunte senza un supporto istruttorio condotto in trasparenza da esperti esterni all’agenzia, che possano fornire elementi di contesto e di merito utili a generare equilibrate decisioni da parte dei componenti delle Commissioni stesse. AIOM auspica che AIFA riveda il suo modus operandi in questo contesto e resta ovviamente disponibile ad ogni forma di collaborazione futura, allo scopo di rendere quanto più condiviso il processo di valutazione regolatoria dei farmaci oncologici».
LA GENESI DEL CAOS NELL’AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO
Si moltiplicano le ipotesi sul caos nell’Aifa. C’è chi pensa che il caos sia una conseguenza dello scontro interno sulla gratuità dei contraccettivi, visto che Cts e Comitato prezzi e rimborso, i due organi tecnici incaricati di valutare l’autorizzazione e la rimborsabilità dei farmaci, avevano dato parere positivo in aprile. Ma a fine maggio il Consiglio di amministrazione guidato dal virologo Giorgio Palù invece di ratificare la valutazione degli esperti avrebbe ceduto alle pressioni del governo, secondo cui – come riportato dal Manifesto – la gratuità della pillola contrasterebbe con le politiche di natalità della maggioranza. Quindi, per guadagnare tempo il Cda ha chiesto alle Commissioni un supplemento di istruttoria che è apparso agli osservatori un insabbiamento del dossier, in quanto i due organi sono vicini alla scadenza, pertanto difficilmente potranno completare il procedimento.
Ma il malessere dei tecnici sarebbe iniziato subito dopo l’insediamento del governo, che con la riforma dell’Aifa ha accentrato il potere nelle mani di Palù e ridotto le due commissioni ad un unico organi di soli dieci membri. La riforma doveva entrare in vigore nel giro di due mesi, ma si è impantanata sulle nomine e difficilmente dovrebbe vedere la luce prima dell’autunno. Nel frattempo, negli uffici dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) regna il caos. Stando a quanto riportato dal Manifesto, questa situazione provoca due effetti. Da un lato si nega l’accesso a farmaci importanti come anti-cancro e contraccettivi, dall’altro si solleticano gli appetiti dell’industria farmaceutica, che ambisce a procedure meno rigorose nell’autorizzazione e nel negoziato economico da parte dell’Aifa.