L’Italia sta per avviare un progetto di ricerca sugli anticorpi monoclonali, Eli Lilly e Regeneron, quelli con cui è stato curato il presidente Usa uscente Donald Trump. Ad annunciarlo Giorgio Palù, presidente dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), intervenuto oggi in conferenza stampa insieme al presidente della Regione Veneto Luca Zaia. «Ieri il cda Aifa ha approvato la ricerca». Si tratta di terapie, non forme di prevenzione. «Essendo antivirali vanno dati entro le prime ore dall’esordio dei sintomi, altrimenti non sono efficaci. Possono essere una risorsa per curare i pazienti a casa». Il virologo trevigiano ha parlato anche della durata della pandemia Covid. «Non si ricorda nella storia una pandemia che duri più di due anni. Non che i virus siano spariti, ma continuano a circolare un po’ meno».

Per Palù questo è anche il destino del nuovo coronavirus. Il problema di questa pandemia, riconosce il virologo, è che ci sta bloccando. «Ed è chiaro che dobbiamo mettere in atto tutto, adesso e subito. Fare un lockdown finché finisce la pandemia non possiamo permettercelo».

PALÙ (AIFA): CAMPAGNA VACCINALE E ORIGINE CORONAVIRUS

Giorgio Palù, oltre a parlare degli anticorpi monoclonali (Regeneron ed Eli Lilly), ha parlato anche dei tempi di uscita dall’emergenza, ipotizzando che ciò accada in primavera. «Con più attività all’aria aperta, maggiore radiazione ultravioletta, condizioni atmosferiche, e poi la vaccinazione, potremo guardare con qualche ottimismo», ha dichiarato in conferenza stampa. Il presidente dell’Aifa si è espresso anche sulla campagna vaccinale. «Credo che ci potrebbe volere un anno per vaccinare il 60-65% della popolazione, organizzandoci potremmo arrivare a 150 mila vaccinazioni al giorno». C’è un accordo con i farmacisti, ma per il virologo dovrebbero essere coinvolti i medici di famiglia e gli specializzandi se necessario. «Il vero problema è l’approvvigionamento, l’altro le forniture, e il ministero è arrivato a 220 milioni di dosi. AstraZeneca può cambiare le cose. Se arrivano le dosi siamo in grado di organizzarci». Infine, sull’origine del coronavirus: «È cinese, ce l’hanno detto loro, anche se per 4-5 mesi non ci hanno detto che si trasmetteva da uomo a uomo e l’Oms non è riuscita a tornare con uno straccio di prova».