E così, in contemporanea o quasi, si è finalmente ” scoperto” che nel trasporto aereo, in Italia, qualcosa non va e deve essere cambiato, ma anche che, specie nel caso delle denunce della GdF per l’allegra amministrazione di Alitalia nel corso degli anni, si è forse capito quello che sostengo da anni, ossia che i lavoratori, fino a oggi additati da certa stampa e politica come i colpevoli della situazione, sono in verità le prime vittime.
La disgregazione di Air Italy e la sua messa in liquidazione costituiscono un po’ la replica di quello che il caso Etihad in provocato in Alitalia, nel senso che, se pur ambedue le compagnie emiratine siano entrate in quelle italiane con una quota di minoranza, entrambe puntavano poi a impossessarsene (Qatar e il suo fondo) o svuotarle degli assets che potevano essere utili per poi trasformarle in mere ancelle dei loro interessi. Ora non ci sono più scuse per la politica per fingere di non capire o continuare con le commedie dei pretendenti di Alitalia: bisogna iniziare a mettere in atto un progetto che trasformi il trasporto aereo in un settore utile al sistema Paese.
Basta ripetere sempre la stessa storia, bisogna muoversi affinché il settore si trasformi in un asset per il nostro Paese e dove chi opera deve rispettarne le regole. Quindi tutti devono avere a disposizione gli stessi mezzi per potersi sviluppare e i vettori, amministrati dallo Stato o no, devono avere una sana competizione non alimentata né da co-marketing (che finora ha garantito una espansione di aerolinee che non hanno rispettato nemmeno le leggi sul lavoro italiane), né da Paperoni che con i loro capitali immensi pretendono di governare il mercato dei cieli. Il caso di Qatar Airways con Air Italy è più che evidente: al giorno d’oggi i fondi degli emirati, spesso statali, possono permettersi di drogare il mercato (attraverso acquisizioni di aerei e tariffe spesso in perdita) per poi una volta monopolizzato, governarlo. Si, c’è l’Ue che non lo permette, ma molti ostacoli sono facilmente aggirabili.
Per quanto concerne invece la questione Alitalia, dobbiamo riconoscere a Gaetano Intrieri di aver svolto un lavoro eccelso che ha permesso di scoperchiare le varie pentole di gestioni allegre che hanno coinvolto vari personaggi conosciuti che adesso devono rispondere del loro operato. E qui il Governo deve dimostrare da che parte sta: chiudendo gli occhi ripeterebbe una figura decisamente ignobile che poi ha portato alla tragedia di Genova, sulla commistione di certo mondo imprenditoriale e lo Stato. Decidendosi per attuare un cambio radicale che invece porti l’interesse nazionale in prima linea si potrà finalmente partire con progetti seri non di protezionismo becero ma di competitività dei vari settori, in grado di poter finalmente sviluppare un’economia che ormai da troppi anni langue in un immobilismo che sta provocando la decadenza economica di un’Italia che invece, per le sue risorse umane in primis, potrebbe tornare a essere un giocatore di prim’ordine e iniziare, finalmente, un decollo. Basta crash-landing per favore…