Aisha dunque è il nuovo nome musulmano di Silvia Romano dopo la tanto discussa conversione all’Islam della giovane italiana liberata sabato dopo circa un anno e mezzo di rapimento da parte di terroristi islamici. Anche sul nome Aisha dunque in queste ore vi è grande curiosità e bisogna dire che questo non è certo un nome “banale” per una donna musulmana. Infatti Aisha fu la sposa bambina di Maometto, figura chiave per il mondo islamico e personalità di spicco nei primi anni della nuova religione.
Il fatto che Aisha sia stata appunto la sposa bambina di Maometto è sicuramente un elemento che assume un significato particolare per la vicenda di Silvia Romano: ad esempio, secondo Magdi Cristiano Allam è uno dei tanti aspetti inquietanti della situazione, perché richiama appunto il matrimonio tra il Profeta che aveva ormai 50 anni e la piccola Aisha, che invece aveva appena sei anni.
ʿĀʾisha bint Abī Bakr era figlia di Abū Bakr, primo califfo dell’Islam, e divenne la più importante sposa del profeta Maometto, tanto da essere in seguito indicata come Umm al-Muʾminīn, “Madre dei credenti”. Nata alla Mecca forse tra il 613 e il 614, per motivi inizialmente politici fu organizzato il matrimonio di Maometto con la piccola Aisha, che aveva circa 6 anni (anhche se restano ancora oggi aperte le discussioni circa la vera data di nascita). Il Profeta avrebbe anche avuto una visione dell’arcangelo Gabriele, che gli comandava di sposarla anche se non ne avesse avuto alcun desiderio.
AISHA, COSA SIGNIFICA IL NUOVO NOME DI SILVIA ROMANO? LA VITA DELLA MOGLIE DI MAOMETTO
La tradizione attesta che, a causa della giovanissima età della sposa, nei primi anni di matrimonio Aisha avrebbe passato il tempo giocando con le bambole: il matrimonio sarebbe dunque stato consumato soltanto qualche anno dopo, quando comunque Aisha non aveva più di nove o al massimo dieci anni. Nonostante l’enorme differenza d’età, Aisha sarebbe poi diventata la moglie favorita di Maometto, di sicuro quella che lasciò un segno più profondo sulla nascente religione e cultura islamica.
Di carattere impulsivo, che secondo la tradizione non temeva neppure il confronto con Maometto, Aisha aveva un pessimo rapporto con ʿAlī ibn Abī Ṭālib, cugino e genero di Maometto, figura chiave per l’Islam sciita. Nel 656 si giungerà a un vero e proprio scontro militare tra la fazione di Alì e quella di Aisha, la quale fu sconfitta e costretta a vivere il resto della vita in una sorte di “prigione dorata” nella casa dell’ormai defunto Maometto, luogo della sepoltura del Profeta.
Quando poi gli Omayyadi sconfissero Alì, ecco che dai seguaci del loro leader Muʿāwiya ebbero origini i sunniti, gruppo nettamente preponderante nell’Islam di oggi, mentre i seguaci di Alì sono appunto gli sciiti, che si concentrano per la gran parte tra Iran e Iraq. Poiché Aisha visse a lungo dopo la morte di Maometto, ella divenne una figura di enorme rilievo per la tradizione orale per quanto riguarda la vita privata del Profeta e fu dunque considerata fondamentale punto di riferimento per le ssilvia romanouccessive generazioni di musulmani. Un nome dunque di grande significato, Aisha: chissà se Silvia Romano l’avrà scelto di sua spontanea volontà…