“A poche ore dai durissimi attacchi russi in territorio ucraino, ci siamo tempestivamente attivati per portare aiuto concreto agli ospedali”. A parlare è Mariavittoria Rava, presidente di Fondazione Rava che nell’ormai lontano 2010 rappresentò un punto di riferimento nevralgico nel sostegno alla popolazione di Haiti, duramente colpita da terremoto. A dodici anni di distanza la Fondazione, nata per sostenere i bambini in condizioni di disagio in Italia e nel mondo, ha deciso senza esitazione di rispondere all’appello di un’altra emergenza umanitaria: quella dei cittadini ucraini intrappolati dall’invasione russa.



Qual è oggi la situazione?

I bombardamenti di molte strutture sanitarie stanno rendendo necessario sostituire al più presto il materiale medico perduto, per garantire la necessaria assistenza sanitaria ai feriti e ai bambini ricoverati negli ospedali pediatrici. Senza contare la necessità di soccorrere, anche sotto il profilo medico, i tanti profughi che approdano oltre confine. È insomma urgente acquistare e inviare strumenti chirurgici, kit di pronto soccorso, elettrocoagulatori, monitor per i parametri vitali, antibiotici, anticoagulanti, ferri chirurgici, ellettrobisturi, tourniquet, coperte ipotermiche.



Come state intervenendo a livello operativo?

Abbiamo attivato un canale di contatto privilegiato con Oleg Bodnar, primario di chirurgia dell’ospedale pediatrico della Bukovnian State Medical University della città ucraina di Chernivtsi e già nostro prezioso volontario ad Haiti. Per sostenere la sua attività in loco, abbiamo quindi lanciato una campagna che punta a raccogliere medicinali e prodotti babycare da destinare agli ospedali in terra ucraina e alla popolazione in fuga dal Paese. Al nostro fianco, sono scese in campo le farmacie, tra le quali contiamo tanto le associate a Federfarma Lombardia quanto altre realtà indipendenti: qui, in alcuni giorni indicati si possono acquistare prodotti e beni di prima necessità, tra cui garze, bende, disinfettanti e cerotti, antinfiammatori, tamponi antigenici rapidi, pannolini per bambini, latte in polvere, assorbenti, shampoo, bagnoschiuma, dentifrici, spazzolini, da inviare poi alle zone del conflitto. Ma non ci fermiamo qui. Nel nostro magazzino di Trezzano sul Naviglio, vicino a Milano, raccogliamo infatti donazioni di altri beni di prima necessità, come cibo, medicazioni, disinfettanti, integratori, che vengono poi inventariati, imballati e caricati dai volontari sui mezzi grazie ai quali raggiungono i luoghi di destinazione.



Una volta raccolti farmaci e prodotti utili, infatti, occorre provvedere alla loro consegna. Un passaggio certo né semplice né banale…

In verità, sul fronte dei trasporti, che in questo tipo di emergenze diventa davvero un fattore cruciale, si sono attivate Number 1 Logistics Group e Number 1 International, che ci hanno messo a disposizione i loro mezzi logistici e per il trasporto dei carichi in tempi rapidi. Il loro contributo è stato ed è determinante per la riuscita dell’operazione, poiché permette di inviare nei territori di guerra e lungo il confine ucraino centinaia di bancali ogni giorno. Come dire, insomma, che abbiamo trovato in questi operatori un perfetto esempio di responsabilità sociale di impresa. Responsabilità che peraltro non si è limitata solo alla fornitura di un aiuto diretto. Number 1 Logistics Group si è infatti resa motore di solidarietà, sensibilizzando tutti i suoi clienti, tra i quali compaiono molti grandi nomi dell’industria alimentare. E queste aziende hanno risposto con entusiasmo alla sollecitazione, unendosi allo sforzo della campagna e mettendo a disposizione donazioni in natura e prodotti. Per fare solo alcuni nomi, tra chi ha voluto già darci il proprio aiuto ci sono Barilla, Mutti, Pompadour, Bolton Group, Zuegg, Gruppo Lactalis, SC Johnson, Dott. Ciccarelli, Mellin, Danone, Haribo, Dr. Schär e Gruppo Frinsa.

Fondazione Rava ha attivato anche una raccolta fondi a sostegno della popolazione coinvolta nel conflitto. Che risposta sta ottenendo questa iniziativa?

Per sostenere l’emergenza sanitaria – a cui abbiamo già destinato 140mila euro, stanziati ancora prima di attivare la raccolta fondi, per ordinare macchinari e materiale medicale urgente -, abbiamo bisogno di raccogliere 500mila euro, necessari per procurare quanto ci è stato richiesto. E dobbiamo farlo in tempi brevi, per sfruttare la partenza dei prossimi convogli. Con soddisfazione devo però dire che la risposta è stata finora davvero calorosa: tanti, tantissimi cittadini ci hanno dato fiducia. E non solo. Anche molte aziende ci stanno sostenendo. Un esempio, tra gli altri, è quello di Adecco, che ha individuato nella nostra Fondazione uno dei 5 destinatari della donazione da 200mila euro messa a disposizione per il sostegno al popolo ucraino.

(Chiara Bandini) 

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