Il giudice Roberto Di Bella ha avuto a che fare con i figli delle più importanti famiglie ‘ndranghetiste, ritrovandosi a decidere del loro futuro. Un avvenire che sembrava già segnato, ma lui ha sempre creduto in “misure alternative” alla prigione, in grado di accendere una luce nel cuore dei ragazzi e dar loro una vita diversa lontano dalla criminalità per mezzo del sodalizio “Liberi di scegliere”.



Ai microfoni della trasmissione di Tv 2000 “Siamo Noi”, Roberto Di Bella ha ricordato il giorno del suo insediamento al tribunale dei Minori di Reggio Calabria: “Era il 17 luglio 1992 e quelli erano gli anni degli stragi di mafia. Per qualche tempo rimpiansi questa scelta, ma in realtà ben presto mi ritrovai nel mondo tribale della ‘Ndrangheta, sul quale ho avuto un punto di osservazione privilegiato, giudicando prima i papà e poi i figli, tutti appartenenti alla stessa famiglia e colpevoli dello stesso reato. Le storiche famiglie calabresi mantengono il controllo del territorio nel tempo attraverso l’indottrinamento dei figli”.



ROBERTO DI BELLA (GIUDICE): “ABBIAMO AIUTATO OLTRE 100 MINORENNI E 25 MADRI”

Più concretamente, il giudice Roberto Di Bella ha spiegato che “mandiamo questi ragazzi, figli di ‘ndranghetisti – fuori dal territorio, per dotarli degli strumenti culturali e per renderli così liberi di scegliere, con il desiderio di spingerli fuori dal baratro della criminalità organizzata. Consentiamo loro di organizzare liberamente i loro sogni. Abbiamo già aiutato più di 100 minorenni e oltre 25 mamme, che, a loro volta, hanno deciso di seguire i loro figli”.

Tuttavia, al termine dell’intervista, Roberto Di Bella ha inteso rivolgere un auspicio ben preciso:Per dare continuità giuridica, economica, sociale e psicologica al progetto di infiltrazione culturale servirebbe una legge nazionale. So che sono stati depositati in Parlamento vari progetti, mi auguro che uno di essi possa presto diventare legge”. Sarebbe un assist importante per la battaglia che, da tempo, conduce.