E’ morto a soli 54 anni Akebono Taro, quello che viene considerato uno dei più grandi lottatori di sumo di tutti i tempi, un vero e proprio mito. Originario delle Hawaii, fu il primo non giapponese a raggiungere il grado supremo di grande campione, un vero e proprio evento. Si è spento giovane, a seguito di un infarto che non gli ha lasciato scampo, come scrive il Corriere della Sera, e stando a quanto scrive l’agenzia di stampa Kyodo, la sua morte risalirebbe all’inizio di questo mese, aprile 2024, anche se la famiglia avrebbe deciso di comunicare la notizia solamente in queste ore.
Come detto sopra era nato in America, alle isole Hawaii, e negli anni ’90 era stato il primo lottatore di sumo non nipponico a raggiungere il grado supremo di “yokozuna”, che significa appunto “grande campione”. Durante la sua carriera divenne famosa la rivalità con Takanohana e Wakanohana, altri due grandissimi di questo sport. Akebono TAro era nato nel 1969, nell’area montuosa dell’isola di Oahu, non troppo distante da Honolulu. Il suo nome di battesimo era Chad George Ha’aheo Rowan poi alla fine degli anni ’80 decise di trasferirsi nella capitale del Giappone, Tokyo, seguendo le orme di Jesse Kuhaulua, un connazionale che nel frattempo aveva deciso di aprire una palestra di sumo in Giappone.
AKEBONO TARO, MORTO LOTTATORE DI SUMO: IL RICOVERO DEL 2017
Il suo primo maestro fu Takamiyama, il primo non giapponese a vincere un torneo di sumo, e da quel giorno iniziò la sua carriera sul dohyio, il “terreno” dove si svolgono appunto i combattimenti di sumo. Fisicamente era ben messo, essendo alto 203 centimetri per 233 chili, ed è riuscito a scalare le classifiche in maniera molto rapida, raggiungendo il massimo livello del 1993.
In totale è riuscito ad imporsi in 11 tornei, ed è stato anche scelto per le olimpiadi invernali di Nagano, in Giappone (1998), per una dimostrazione di sumo in occasione della cerimonia di apertura. Nel 2001 aveva deciso di ritirarsi dal sumo, dedicandosi però a kickboxing e wrestling, mentre nel 2017 era stato ricoverato per una cardiopatia dopo essere collassato a Ktakyushu, evento che gli aveva causato dei gravi postumi motori, e anche la perdita della memoria.