Al Bano, ospite a Belve, ha raccontato di come ha vissuto il dramma della scomparsa della figlia Ylenia, avvenuta nel 1994 a New Orleans. La ventitreenne dopo avere trascorso il Capodanno negli Stati Uniti non ha dato più notizie di sé ai genitori. “Ero all’estero quando accadde. Ogni volta che ne parlo è come aprire una ferita violenta. È stato l’unico momento in cui sono diventato un anti Dio. Mi sono sentito violentato da quella forza superiore. Erano notti in cui prendevo il Lexotan per dormire. Non finivano mai neanche quando arrivava il giorno. È un dolore che si fa sentire anche adesso”, ha ammesso il cantante.
I giorni della scomparsa furono duri anche a causa di come i media trattarono il caso. “I giornalisti al dolore aggiungevano dolore. Uno molto famoso disse che avevo mia figlia nascosta in casa per avere notorietà. Non avevano rispetto, sono stati inumani. Dissero scemenze bestiali”, ha rivelato. Col tempo Al Bano si è rassegnato alla presunta morte di Ylenia, anche se il corpo non è mai stato trovato. “Essendo cristiano, ho accettato ciò che Dio aveva deciso per me. Adesso ho cinque figli e tre nipoti, ma il dolore resta. Quando un dente manca, la lingua va sempre lì”.
Al Bano: “Giornalista disse che avevo nascosto Ylenia”. La querelle con Michael Jackson
Al Bano, oltre a parlare della scomparsa di Ylenia, a Belve ha anche ripercorso la sua carriera, soffermandosi sul momento in cui accusò Michael Jackson di plagio poiché riteneva che la canzone “Will You Be There” fosse una copia della sua “I cigni di Balaka”. “Fu mio figlio, che all’epoca studiava in Svizzera, a segnalarmi le troppe somiglianze. Mi chiamò e mi disse: ‘Papà, ma per caso tu hai dato una tua canzone a Michael Jackson?’. Io dissi subito di no”, ha raccontato.
La querelle giudiziaria durò ben 9 anni e i giudici, che in primo grado avevano dato ragione al cantante italiano, poi condannarono sia lui sia l’americano dando ragione alla Cleveland Orchestra, che sosteneva in entrambi i brani ci fosse una lunga citazione di una registrazione della Nona Sinfonia di Ludwig van Beethoven realizzata nel ‘61 proprio da loro. “Non era vero, non l’ho copiata”, ha ribadito. I due poi si promisero di realizzare in seguito un concerto insieme a favore dei bambini maltrattati nel mondo, in Kosovo, che tuttavia per cause di forza maggiore non fu più organizzato.