Scoppia la rivolta al carcere di Sollicciano: ieri si è tolto la vita un giovane detenuto di 20 anni

Non si ferma la triste piaga dei suicidi in carcere, con l’ultimissimo caso che ha interessato il penitenziario di Sollicciano dove a togliersi la vita ci ha penato un giovanissimo detenuto di appena 20 anni: in totale sono 50 i morti nei nostri penitenziari – spiega proprio oggi il Garante dei detenuti -, 16 in più del 2023 e sempre più pericolosamente vicini a quel dato record di 85 che si è registrato nel 2022. Ma soffermandoci sul suicidio nel carcere di Sollicciano, a rendere ancora peggiore il già terribile caso, spunta anche un reclamo che era stato presentato già lo scorso febbraio dallo stesso 20enne, lamentando – inascoltatamente – le pessime condizioni al limite dell’umano in cui lui e i suoi compagni sono costretti a vivere in quella fatiscente struttura.



Di cosa si era lamentato il giovane suicida? Innanzitutto – spiega oggi Emilio Santoro a QN -, della muffa presente “sulle pareti della cella, in particolare in quella vicino al letto”, dovute “alla frequenti infiltrazioni d’acqua”, e che gli stessi detenuti dovevano pulire con “prodotti per la detersione” che gli vengono consegnati “solo una volta al mese, costringendoli ad acquistarne [alti]”. Poi anche il freddo – “anche quando l’impianto termo-idraulico è funzionante” – e la completa assenza di acqua calda, né per l’igiene personale dei detenuti del carcere di Sollicciano, né per lavare piatti e stoviglie; ma senza dimenticare i topi in ogni parte della struttura”, le cimici che “si annidano (..) nei materassi, nei tessuti, dentro le crepe delle pareti e negli anfratti degli arredi” e i piccioni che infestano la cucina, banchettando con topi e muffe.



Come si sarà – purtroppo – ben capito il fitto elenco di reclami è passato quasi del tutto inosservato e nonostante sia stato presentato già lo scorso febbraio, una prima risposta è arrivata solo il 22 di maggio, con un’udienza in cui non si è deciso nulla; e un epilogo – appunto, il suicidio – ben noto. Non sorprende che a fronte di tutte queste lamentele inascoltate proprio ieri dopo la morte del ragazzo nel carcere di Sollicciano è scoppiata una violenta rivolta da parte dei detenuti che è stata sedata dopo circa 24 ore senza particolari (e sicuramente non peggiori del punto di partenza) danni al penitenziario o agli Agenti di sorveglianza.



La denuncia di Gaia Tortora: “Il sistema penitenziario è pronto ad esplodere”

Partendo proprio dal caso del carcere di Sollicciano, QN ha intercettato anche Gaia Tortora – figlia del noto Enzo e vicedirettrice del Tg La7 – che solamente lo scorso anno entrò nella struttura denunciando in un lungo articolo le pessime condizioni di una struttura che mostra – scrisse – “la nostra indifferenza, la nostra impotenza, la nostra sconfitta. La nostra vergogna”. E il punto di partenza di Tortora non può che essere la triste costatazione che le condizioni del carcere di Sollicciano sono tristemente comuni – tanto che “l’Europa ci bastona da anni” – e non fatica a parlare di “un problema enorme e generalizzato che non scuote più nessuno”.

“Le nostre carceri – prosegue Gaia Tortora – sono un’immensa discarica umana, una polveriera pronta ad esplodere” da un momento all’altro e che secondo lei non si risolve “con i decreti svuota carceri” oppure con “una nuova edilizia carceraria”, perché nel primo caso il rischio di nascondere i problemi sotto il tappeto e – nel secondo – “non c’è tempo”. E tornando al carcere di Sollicciano non può che notare, in chiusura della sua breve intervista, che “ci siamo giustamente indignati per Zaki (..) e per Ilaria Salis; ma io dico: andate a Sollicciano” perché la realtà è che “le nostre prigioni sono piene di Zaki e di Salis” ma a differenza che in Egitto e in Ungheria “non vedo politici che si strappano i capelli per loro”.