Sultan Al Jaber, il presidente della Cop 28 che si sta svolgendo a Dubai, è il capo di Adnoc, l’azienda petrolifera di Stato di Abu Dhabi. Il suo incarico ha creato non poche polemiche, dato che potrebbe essere considerato uno principali inquinato al mondo. Qualcuno lo ha anche accusato di avere sfruttato la Conferenza per i suoi affari. L’emiratino, tuttavia, non ci sta.
“Io sono anche il presidente di Masdar, pioniere globale nelle energie rinnovabili. Ho più di vent’anni di esperienza nell’industria energetica: so cosa posso fare e posso renderne conto come nessun altro presidente nella storia della Cop”, ha affermato in una intervista al Corriere della Sera. I suoi obiettivi dunque non sarebbero diversi da quelli degli altri partecipanti. “In realtà, ho ripetutamente usato la mia posizione per esortare il settore del gas e del petrolio a puntare alle più alte ambizioni possibili: specificamente, chiedo alle aziende di impegnarsi per la net zero (la neutralità carbonica) entro o prima del 2050, azzerando allo stesso tempo le emissioni di metano ed eliminando la combustione in torcia entro il 2030”.
Al Jaber, un petroliere presidente della Cop 28: i piani di Sultan
Sultan Al Jaber stesso sta dunque lavorando per la decarbonizzazione e ciò non va in contrasto con la sua attività. “La situazione è proprio l’opposto. Per quasi due decenni il mio lavoro è stato quello di costruire il sistema energetico del futuro mentre decarbonizziamo il sistema di oggi. Ho partecipato a 11 Cop e ho guidato gli Emirati alla Cop 21 di Parigi, dopo di che sono stato nominato Ceo di Adnoc (il colosso petrolifero di Stato) col mandato di trasformare l’azienda, decarbonizzarla e attrezzarla per il futuro”, ha raccontato. L’esperienza insomma non gli manca.
“Il lavoro che sto facendo come presidente della Cop 28 è inerentemente legato a tutto il lavoro che ho fatto negli scorsi vent’anni. Dico che dobbiamo costruire una risposta alla crisi climatica che non lasci indietro nessuno: 750 milioni di persone non hanno accesso all’elettricità e la popolazione globale crescerà di 500 milioni entro il 2030. Dobbiamo venire incontro a questa domanda nella maniera più sostenibile e allo stesso tempo assicurare la sicurezza energetica, l’accessibilità e la convenienza. Non possiamo semplicemente spegnere il sistema energetico odierno mentre costruiamo quello di domani: altrimenti, rischiamo di bloccare il progresso socio-economico e minare il sostegno per una ambiziosa azione sul clima”, ha concluso.