Una nazione divisa in due, come prima dell’Unità d’Italia; non per ragioni politiche, ma sanitarie. E’ un dato di fatto che il Centro-Sud non abbia minimamente avuto un numero di contagiati e di decessi paragonabili al Nord. Questo nonostante la famosa fuga, a inizio marzo e allora giudicata addirittura criminale, di migliaia di persone da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna verso il Meridione prima del lockdown (si calcolarono circa 50mila persone su 200 treni in viaggio tra Roma e Milano). Al 20 aprile, però, si contano in Sicilia 53 contagi su 100mila abitanti; 68 in Campania; 96 nel Lazio contro i 649 in Lombardia e i 497 in Emilia Romagna. Secondo il professor Roberto Cauda, direttore dell’Unità operativa complessa di Malattie Infettive al Policlinico Gemelli, “non c’è una spiegazione scientifica, sicuramente hanno giovato le misure di lockdown prese prima che il contagio potesse arrivare nel Centro-Sud. Gli studi siero-epidemiologici di cui tanto si parla in questi giorni potrebbero fornire la risposta ai quesiti oggi irrisolti”.



Come si spiega questa notevole differenza nel numero dei contagiati tra Nord e Sud Italia? C’è forse stata una mutazione del virus?

Non si spiega scientificamente, deve essere avvenuto qualcosa a livello protettivo. Non c’è stata alcuna mutazione, il virus è lo stesso. L’unica spiegazione plausibile è il classico esempio che si usa in epidemiologia. Se in uno stagno ci sono cento pesci neri e 5 rossi, quando peschi è statisticamente più difficile prendere quelli rossi. Visto che quando il virus ha iniziato a circolare in alcune aree come il Lodigiano e la Bergamasca il numero dei soggetti contagiati era più basso, il numero dei soggetti potenzialmente trasmettitori arrivati al Sud era più basso. Il fatto che il contagio sia avvenuto al Nord, tra cittadini del Nord, ha certamente aiutato il Centro-Sud a prepararsi meglio, da tutti i punti di vista.



Eppure si è tanto biasimato l’episodio della “fuga in massa” dal Nord al Sud, con l’assalto ai treni prima che scattasse il lockdown nazionale. E’ bastato che queste persone si siano messe in quarantena da sole?

Potrebbe darsi che la grande maggioranza dei contagiati che si sono mossi fossero asintomatici e, quindi un po’ meno contagiosi.  Ma è una spiegazione poi sconfessata dagli studi fatti a Vo’ Euganeo, dove i soggetti asintomatici hanno dimostrato di avere la stessa contagiosità di quelli sintomatici. Teniamo conto che le regioni più colpite sono tutte confinati: la Lombardia, il Piemonte, il Veneto, l’Emilia Romagna.



Non potrebbe essere, come avvenuto per diversi paesi europei dove il contagio è cominciato settimane dopo l’Italia, che nel Centro-Sud debba ancora esplodere l’epidemia?

No, basta vedere i tempi di incubazione. Se non si fosse attivato il lockdown, ci sarebbe stato il contagio. La chiusura, per quanto pesante a livello psicologico, ha avuto un risultato estremamente positivo. I treni verso il Sud non hanno portato il contagio, c’è stata un’opera di contenimento e le persone evidentemente non erano contagiate. Teniamo infine conto che in Lombardia, senza voler dare nessuna colpa, c’è stata una amplificazione dei contagi dovuti all’ospedalizzazione. Ed era un periodo critico, perché era la fase di picco della normale influenza.

Si parla di una seconda ondata: si possono fare previsioni?

Il concetto di seconda ondata deriva storicamente dalle esperienze con le pandemie influenzali del Novecento: la spagnola, l’asiatica, quella di Hong Kong. Nel caso della spagnola il secondo anno fu più grave, nell’asiatica il primo. Punto fondamentale è quanto è grande la platea dei possibili contagiati. La seconda ondata è teoricamente possibile se il virus persiste nonostante le misure della fase 2.

Il caldo e le temperature quanto contano?

La seconda ondata potrebbe trovare un alleato nelle condizioni climatiche più fredde. Vediamo cosa succederà in estate, è un virus che riserva sorprese. Non sappiamo come reagirà al caldo, ci sono opinioni molto diverse, vedremo il numero dei contagi. Tutte cose che ora possiamo solo ipotizzare, ma che andranno verificate.

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