Quello di Al Pacino, all’anagrafe Alfredo James Pacino, è uno di quei nomi indelebili nella storia del cinema internazionale. Interprete di successo di numerosi ruoli, da Michael Corleone nel Padrino, a Tony Montana in Scarface, passando anche per Riccardo III e Giulio Cesare, oggi ha 82 anni ma non sembra affatto intenzionato a ritirarsi. Sulle pagine del quotidiano francese Le Figaro, si è raccontato, ripercorrendo proprio la sua illustre carriera.



Partendo proprio da Scarface, forse l’interpretazione più apprezzata di Al Pacino, racconta che “mi sono ispirato al film di Howard Hawks con Paul Muni. Ho chiamato il mio manger, Martin Bregman, e gli ho detto che avremmo dovuto fare un remake”. Confessa, però, che “quando stavamo girando, non sapevamo che avrebbe riscosso un così ampio successo. Ma è diventato un film di riferimento in tutto il mondo“. Rimanendo nell’ambito delle sue interpretazioni, Al Pacino racconta che “ho interpretato molte persone reali [e] per un attore è un vantaggio, perché il modello è già presente, il che rende il ruolo più autentico e credibile”, ma è anche “uno stimolo per la nostra immaginazione che porta libertà e obiettività al personaggio da interpretare”.



I ricordi e la carriera di Al Pacino

Lasciando un attimo i ricordi sui grandi ruoli che ha interpretato, Al Pacino ripercorre anche brevemente la sua vita, caratterizzata da una passione diffusa per il cinema. “Mia madre mi portava al cinema ogni sabato ed era un momento speciale”, e ricorda in particolare il film “Poison, con Ray Milland“. “La scena in cui mette sottosopra il suo appartamento alla ricerca di una bottiglia di whisky mi affascinò”, al punto che tornato a casa la replicò davanti ai parenti, “avevo solo 5 anni. Mi piaceva quella sensazione”.



Complessivamente, Al Pacino sostiene di non avere rimpianti nella sua carriera, raccontando che “nessuno film mi ha mai fatto venire voglia di smettere di recitare”. Tuttavia, di contro, racconta anche che “so quanto sia faticoso fare un film, anche mediocre, sapendo che nessuno vuole farlo. Penso che la pressione che deriva da questo lavoro, gli orpelli del successo e della fama possano certamente far venire voglia a un attore di smettere di recitare. È quello che ho fatto per quattro anni a metà degli anni Ottanta“, ma preferisce evitare di rievocare quel ricordo. In chiusura, ricordando di quando disse che sarebbe voluto diventare un famoso giocatore di baseball, Al Pacino confessa che “mi pento di averlo detto. Mi piaceva giocare ed ero abbastanza bravo, ma per diventare professionista bisogna essere molto più che bravi”.