Sono passati ormai poco meno di tre anni (l’anniversario sarà a maggio) dal ritiro delle truppe americane dal teatro lungamente combattuto dell’Afghanistan: una situazione che in quei tragici momenti fece temere al mondo intero che presto o tardi i talebani (un tempo raccolti attorno allo stendardo di Al Qaeda) sarebbero tornati a compiere attentati kamikaze in giro per tutta Europa, ripetendo il triste scenario inaugurato nel 2001. Tre anni dopo i quali di quelle preoccupazioni non è rimasto quasi nulla, vuoi per lo scoppio della guerra in Ucraina, o per quella nel Medio Oriente, che hanno spostato l’attenzione lontana dall’Afghanistan.
Per tutti, almeno, ma non per il Generale Giorgio Battisti, che in un’intervista per il quotidiano La Verità è tornato a parlare di quel dimenticato (o quasi) Al Qaeda: “I talebani”, spiega, “non hanno rispettato i termini degli Accordi di Doha siglati con gli USA nel 2020, che prevedevano tra l’altro di non fornire più accoglienza e supporto alle formazioni terroristiche islamiche”. Oggi, infatti, secondo le osservazioni dell’ONU “Al Qaeda è talmente legata al governo che i suoi manuali di addestramento sono utilizzati dal ministero della Difesa”, oltre ad essere vicino all’apertura (sempre in Afghanistan) di “otto nuovi centri di addestramento, alcuni per gli attentatori suicidi”.
Generale Giorgio Battisti: “L’Afghanistan potrebbe dover affrontare una nuova guerra civile”
Oltre all’ipotetico allarme che potrebbe rappresentare (in un futuro neppure troppo lontano) Al Qaeda, il Generale Battisti ha anche parlato della condizione economica e sociale in cui versa l’Afghanistan, guidati dal “fragile” governo talebano. Scarseggiano le “forze militari, inadeguate a controllare uno stato ampio due volte l’Italia”; mentre mancano anche le competenze governative e politiche e (come se non bastasse) aumentano le forze della “resistenza armata“, specialmente da parte dell’ISIS-K che “è la minaccia più forte per il governo” in Afghanistan.
Da un lato, insomma, ci sono i talebani che (è importante ricordarlo) armano e finanziano la ristrutturazione di Al Qaeda, mentre dall’altro ci sono i gruppi di resistenza, che tuttavia, sottolinea Battisti, “non dispongono di una forza sufficiente per rovesciare” il governo. Infatti, “qualsiasi efficace resistenza deve basarsi sul sostegno straniero e sulla disponibilità di un rifugio sicuro”, ma è certo che a fronte della sigla ISIS che arrivi dall’Afghanistan, “nessuno stato o organizzazione internazionale” fornirà alcun tipo di supporto. Tutto questo, però, significa solo che “l’azione dei gruppi che combattono i talebani, unitamente agli attentati dell’ISIS-K, potrebbe originare un’ennesima fase di guerra civile, con potenziali minacce terroristiche” non solo nella regione, ma in tutto il mondo.