Alan Sorrenti: dal successo al carcere

Alan Sorrenti si racconta in una lunga intervista rilasciata ai microfoni de La Repubblica ricordando gli inizi della sua carriera, il successo, ma anche uno dei momenti più difficili della sua vita come quello dei giorni trascorsi in carcere. Tutto accadde quando arrivò un’accusa che lo portò a trascorrere 33 giorni a Rebibbia. “In realtà un episodio di gelosia folle della mia ex, che raccontò tutto al contrario e mi fece passare per uno spacciatore di droga. C’era il desiderio di farmi male, ci sono relazioni che poi scoppiano, in realtà tra noi c’erano già le pratiche di divorzio. Fui al centro di una tempesta perfetta, il ciclone che coinvolse per altre vie anche Tortora”, ha raccontato a La Repubblica.



“A Rebibbia in quei 33 giorni c’erano i camorristi della Nuova Famiglia, nell’ora d’aria incontravo spesso anche Ali Agca, che aveva sparato al Papa. Fu un’esperienza molto forte, mentre ero in cella scrivevo per i giornali raccontando come stavano veramente le cose. Riuscii a chiarire tutto, che non ero uno spacciatore anche perché in quel periodo guadagnavo molto, non ne avevo certo bisogno. La testa l’ho poi ritrovata solo grazie al buddismo”, ha aggiunto.



La rinascita di Alan Sorrenti

Dopo quel periodo difficile, Alan Sorrenti è riuscito a rialzarsi grazie “a una forza incredibile che mi ha aiutato a liberarmi dalla schiavitù dell’ego e che ha trasformato la mia vita, dando un senso a tutto ciò che di buono e anche di meno buono avevo fatto fino a quel momento. Del resto il mio collegamento con il cosmo doveva ritrovare la sua strada, l’ho trovata nel buddismo, in maniera più terrena”.

Un momento che Sorrenti è riuscito a superare riprendendo in mano la propria vita professionale ma anche privata ritrovandosi e riprendendo a fare ciò che ha sempre amato ovvero la musica.