Anche Alba Parietti si è espressa sulla sentenza della Cassazione in merito al fine vita con la decisione della Consulta di assolvere Cappato, colui che ha assistito l’eutanasia di Dj Fabo. In un lungo post su Instagram che fa da contorno alla foto dei suoi due cani, la Parietti ha ricordato la morte di Tato, uno dei suoi fedeli amici a quattro zampe. “Forse il gesto di più grande generosità della mia vita l’ho fatto nell’assistere alla sua morte abbracciandolo”, ha esordito. Il suo Tato è morto proprio tra le sue braccia, nella loro casa. “Era arrivato a uno stato di tale sofferenza che l’eutanasia è stato un gesto doloroso e di grande amore”, ha commentato, ricordando con il suo cane si sia addormentato passando dal sonno alla morte con dolcezza, senza più soffrire. Alba si è dunque domandata se tale paragone è possibile farlo anche parlando di un essere umano, e la sua risposta è assolutamente affermativa. A sostegno della sua tesi, una foto pubblicata ieri e che ritraeva l’amata nonna. Anche lei, giunta allo stremo delle forze, arrivò a chiedere al padre “Francesco non puoi farmi una puntura e farmi morire?”.



ALBA PARIETTI E L’EUTANASIA: IL POST SOCIAL

La nonna di Alba Parietti era una “donna di campagna, ignorante ma intelligente”, nonché molto cattolica. Nonostante questo, quando la malattia la portò a pesare 30 chili, sebbene amasse così fortemente la vita “voleva andare via, per non soffrire più, voleva smettere di essere torturata da dolori atroci. Non fu possibile”, ricorda la conduttrice e opinionista. Il suo pensiero si è quindi spostato su nonno Leo, giunto a 82 anni sano come un pesce, ma vittima di un grave incidente che lo portò a perdere la sua autonomia, “perse secondo lui la dignità, la sua dignità”. L’uomo smise di desiderare di vivere, racconta Alba, e non per disperazione: “Aveva voglia di vedere nascere mio figlio, era un artista eclettico e lui poteva essere solo ciò che era sempre stato. Indipendente e libero. Era imprigionato nella sua immobilità si sentiva finito”, ricorda la Parietti. Di fronte a storie di vita personale come questa, ha concluso: “La scelta, la possibilità di scelta se vivere o morire soprattutto se la malattia ti devasta non è disprezzo per la vita, semmai il contrario. È il rispetto per ciò che si è, per la propria dignità, per il valore che tu vuoi darle”. A detta della Parietti ogni essere umano deve essere nella condizione di poter decidere e per questo si è detta felice per la sentenza giunta ieri.