Alba Parietti, ospite a Belve, ha raccontato la sua infanzia non semplice. “Da adolescente volevo dare di me l’immagine peggiore, chi voleva capire mi avrebbe capito lo stesso. E così è stato. Mi vergognavo per la situazione che avevo a casa. Mi dispiace non avere capito che mia madre aveva una patologia (era bipolare, ndr). Non l’ho perdonata quando potevo farlo. Ci sono troppe cose che non ho fatto per lei e per mio padre”, ha ammesso.



A posteriori si è pentita di come ha vissuto il rapporto con loro. “Vorrei rivivere gli ultimi giorni dei miei genitori in modo diverso da come è stato. È qualcosa che mi porterò dietro per sempre. Quando il tempo finisce, non c’è rimedio. Io credo nell’energia che rimane, non in Dio. Le persone non vanno mai via del tutto. Se potessi rivedere mamma e papà di nuovo per una volta, direi loro grazie”, ha confidato a Francesca Fagnani.



Alba Parietti: “Mi vergognavo di mia madre, non l’ho perdonata”. La carriera

Anche quando ha iniziato a lavorare, Alba Parietti, ha continuato a essere ribelle. “La mia priorità era divertirmi. Avevo tutto e non volevo rinunciare a niente. Però avevo anche un figlio piccolo. È per questo motivo che ad un certo punto mi sono vergognata. Il successo non fa bene”.

È anche in virtù di ciò che a volte ha anche detto qualche no. “Il film di Tinto Brass non potevo farlo, era abominevole per la mia dignità. È stato un grande regista, ha fatto dei film bellissimi. La sceneggiatura che mi propose però mi faceva arrossire anche i capelli. L’ho aperta e l’ho chiusa. Io andavo da lui perché lo ammiravo, ma quando mi proponeva quelle cose mi offendeva”. Ad Aurelio Grimaldi, per Il Macellaio, ha detto invece sì. “È stato un flop perché il pubblico si aspettava un film pornografico, mentre era un film erotico d’autore. In 17 minuti di amplesso non si vede mai nulla di ciò che non si deve vedere. Ho deluso. Il voyeurismo porta a volere vedere altro. La mia carriera cinematografica si è chiusa lì”.